“Continuiamo a monitorare quello che abbiamo definito, a ragione, il “lato oscuro della digitalizzazione”, cioè la diffusione delle truffe bancarie online ormai vera e propria piaga del settore e, ancorché meno cruente delle rapine in banca, vera e propria emergenza da combattere con strumenti sempre più sofisticati – afferma Gabriele Urzì, Segretario Provinciale FABI Palermo e Responsabile Salute e Sicurezza FABI Palermo – Ormai la diffusione delle truffe online è dilagante e spesso sfugge a qualsiasi statistica attendibile perché il più delle volte truffe di piccolo importo (diffusissime) non vengono nemmeno denunciate. Una prova sono i ricorsi all’ABF (Arbitro Bancario Finanziario) articolato in otto collegi su tutto il territorio del Paese, che nel 2021 (dati ufficiali diffusi in un report dell’ABF) sono stati 22.382 (il 48% dei quali accolti) così divisi per collegi: Torino 8%, Roma 21%, Milano 23%, Bologna 12%, Bari 12%, Napoli 12% e Palermo 12%.”
Nel 2021 sono stati restituiti alla clientela oltre 20 milioni di euro (a vario titolo, non solo per le truffe).
Le regioni del Centro e del Sud Italia continuano a essere caratterizzate per un numero di controversie in rapporto agli abitanti più elevato rispetto a quelle del Nord.
“Uno degli ultimi casi, ma è solo uno dei tanti esempi – continua Urzì – è venuto alla ribalta della cronaca a marzo del 2023 e si riferisce ad un episodio avvenuto un anno prima. Un cliente di un importante istituto bancario presente a Palermo con diversi sportelli, ha ricevuto un sms da un numero che poteva essere ricondotto alla propria banca e ha risposto successivamente ad una telefonata, anche questa apparentemente proveniente dalla stessa banca. L’interlocutore, ovviamente un preparato criminale informatico, ha convinto il cliente a compiere una serie di operazioni finalizzate a bloccare delle non meglio identificate operazioni sospette.
L’Arbitro ha dato ragione al ricorrente motivando il provvedimento con l’esclusione della colpa grave del cliente viste le tecniche sofisticate usate dai truffatori che hanno carpito la buona fede della vittima.”
“Bisogna porre estrema attenzione alle frodi informatiche volte a catturare le credenziali di accesso ai servizi bancari online per effettuare operazioni di pagamento non autorizzate – sottolinea ancora Urzì –Una frode molto diffusa è il phishing (richiesta via e-mail alla vittima di inserire dati personali attraverso un link a un sito clone di quello della propria banca) con le sue varianti del vishing (phishing per telefono) e dello smishing (phishing per SMS).
Una truffa più sofisticata è lo spoofing, che si verifica quando i truffatori camuffano la provenienza della e-mail, dell’SMS o della telefonata in modo che il mittente sembri l’intermediario. Occorrono massicci investimenti in sicurezza informatica e digitale e una campagna di informazione e di educazione digitale rivolta alle fasce più esposte a questo genere di crimini, cioè anziani e utenti poco scolarizzati o con poca o nessuna dimestichezza con gli strumenti elettronici. Inutile spingere senza freno sulla digitalizzazione se non si prendono le opportune cautele per evitare tutto questo.”
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