L’autobus non è passato e hai fatto tardi a scuola. La corsa del treno è stata cancellata e non sei arrivato in tempo in aeroporto. Chiunque, almeno una volta nella vita, ha dovuto imbattersi in disagi come questi, causati dai mezzi di trasporto. A maggior ragione, se si è pendolari assidui, si saprà di certo cosa si prova con i ritardi dei mezzi, eventuali scioperi o cari dei biglietti.
In Italia, il numero di pendolari che si spostano da una città o da una Regione all’altra, che sia per motivi di studio o per lavoro, corrisponde a circa 35 milioni di persone. Sarebbe, dunque, da ritenere inaccettabile restare indietro sulla questione della mobilità in un Paese come il nostro, con un tasso così alto di pendolarismo, specie quando abbiamo raggiunto alti livelli di innovazione su altri aspetti della vita quotidiana. La mobilità pubblica è oramai parte integrante delle città moderne, frenetiche e sempre in movimento in cui viviamo. Difatti, i trasporti pubblici, il cui fine ultimo è proprio quello di soddisfare le esigenze dei cittadini dovrebbero essere sempre accessibili e funzionali. Eppure, ciò non accade e molto spesso non ci si rende conto di come i disservizi nella mobilità pubblica impattino da vicino la vita dei cittadini, la vita di chi non può fare altrimenti e vede nei mezzi pubblici l’unico modo per recarsi a scuola o al lavoro.
Nell’ambito del trasporto pubblico gli scioperi sono molto frequenti, solitamente attuati per fronteggiare azioni che danneggiano i lavoratori. A tal proposito, nella giornata di ieri – 9 ottobre – si è tenuto uno sciopero di 24 ore, proclamato dall’USB dei lavoratori del trasporto pubblico. Le fasce da inizio servizio e dalle 15 alle 18 sono state garantite in buona parte. L’USB ha affermato: “Vogliamo sicurezza sul lavoro, salario adeguato e dignità per tutti gli autoferrotranvieri”. Le richieste dei lavoratori dei mezzi di trasporto sono più che lecite, purtroppo però bisogna tenere in considerazione anche l’altra faccia della medaglia. Gli scioperi sono, infatti, una reazione a catena: se si fermano i mezzi, di conseguenza, si ferma anche la vita di città.
La giornata di oggi – 10 ottobre – vedrà invece il compimento di un altro sciopero, stavolta a opera dei taxi. Lo sciopero, che durerà 24 ore, è stato indetto contro il Decreto Asset. Ma di cosa si tratta? Questo decreto, approvato in via definitiva dalla Camera, prevede un concorso straordinario di rilascio di licenze taxi fino al 20%. L’obiettivo finale è quello di risolvere l’incremento della domanda legato a flussi turistici di carattere eccezionale e alla carenza dei servizi di trasporto pubblico.
A livello di sostenibilità e innovazione, a che punto siamo con i mezzi pubblici in Italia? Secondo i dati ISTAT (2013-2019), quando si parla di mezzi di trasporto sostenibili, l’Italia ha ancora una realtà abbastanza diversa rispetto a quella europea, specie rispetto ai Paesi nordici. Ma anche solo prendendo in esempio Paesi più vicini al nostro come Spagna, Francia o Svizzera, possiamo notare come le linee di tram e metro si estendano per oltre 700 km sulla superficie cittadina, al contrario di molti capoluoghi italiani in cui invece le linee risultano essere nettamente più brevi. Nonostante il riscontro non sia così negativo, questo dimostra come il trasporto pubblico in Italia abbia ancora molte migliorie da fare.
Fonte immagine in evidenza: Pixabay
Alessia Scandurra
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