I violenti terremoti che hanno colpito l’Italia centrale ad agosto e che ancora oggi continuano a verificarsi con insistenza, non sono gli unici eventi che stanno mettendo in allarme gli esperti e la popolazione.
Intorno alle 22.00, nella notte di venerdì scorso e ad una profondità di 474 chilometri, si è verificato in mare un terremoto di magnitudo 5.7 ad 83 chilometri a nord-est di Ustica, tra la costa campana e quella siciliana. Cosa sta succedendo? A tal proposito è risultato interessante, ed oggi molto dibattuto tra gli studiosi, il caso del vulcano Marsili di cui pochi conoscono l’esistenza. Situato a 150 chilometri dalle coste della Campania, è inabissato, ma ancora attivo e, per di più, è considerato potenzialmente pericoloso in quanto potrebbe innescare un maremoto che interesserebbe le coste tirreniche meridionali.
Lo studioso Enzo Boschi, sismologo ed ex presidente dell’INGV ‒ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha dichiarato che «il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili e la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ‒ spiega ‒ ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento. Il rischio è reale e di difficile valutazione per la mancanza di una capillare rete di sismometri in grado di avvisare se un’eruzione è imminente, almeno con un certo margine di preavviso come avviene per l’Etna». Alla luce degli eventi recenti la parola d’ordine tra gli studiosi, oggi, è “continuo e attento monitoraggio”, per cui seppur risulti davvero molto difficile prevedere eventuali fenomeni, una piena presa di coscienza del rischio risulterebbe utile per adottare dei piani di prevenzione efficienti ed efficaci.
Nancy Censabella
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