Hanno dai 13 ai 29 anni gli attivisti del campo estivo Survivors. Qui vengono adeguatamente istruiti su come protestare non contro le guerre o le carestie ma a sfavore dell’aborto. Per gli attivisti del campo l’interruzione della gravidanza è il vero male dei giorni nostri.
NORWALK – Pagano circa 400 euro per dieci giorni per imparare le modalità di protesta, senza essere arrestati, gridando slogan contro le donne che scelgono di interrompere la gravidanza e contro quei medici che effettuano l’aborto. Secondo loro, un vero e proprio “genocidio” – questo è lo slogan del campo Survivors – quello che si è attuato dal 22 gennaio 1973, quando gli Stati Uniti legalizzarono l’interruzione della gravidanza volontaria in tutti i 50 Stati federali americani.
È in una delle periferie di Los Angeles, Norwalk, in cui si tiene il campo contro l’aborto. La maggior parte dei “clienti” del campo sono cattolici o cristiani evangelici, sono californiani ma anche messicani. I giovani durante il giorno si dividono in corsi – come Cinque modi sbagliati per discutere sull’aborto, L’industria dell’aborto e Conosci i tuoi diritti – e proteste chiamate die-in, cioè sit-in della morte: con dei gessetti, infatti, gli attivisti disegnano per terra le sagome dei feti abortiti e si avvolgono attorno dei veli insanguinati. Il quotidiano inglese The Guardian ha intervistato alcune giovani attiviste del campo, le quali hanno raccontato che un giorno si sono recate di fronte alla casa di un ginecologo che pratica aborti. Hanno appeso poster con foto di feti ed embrioni abortiti e hanno iniziato a gridare lo slogan: “Il tuo vicino è un assassino”. Survivors non è l’unico campo presente negli Stati Uniti. L’organizzazione Texas Right to Life, ad esempio, organizza un campo estivo di due settimane, dal costo di circa 220 euro. A differenza di quello di Survivors, il campo texano si concentra sui metodi persuasivi per convincere chi la pensa in maniera diversa.
In un mondo in cui la perenne guerra tra popoli la fa da padrona e nel quale ogni giorno centinaia di vittime vengono annientate da diversi carnefici, c’è chi ritiene difficile definire “assassini” coloro che, malgrado tutto, scelgono (forse) la via più semplice, consapevoli di non poter garantire un futuro dignitoso alla piccola creatura che sta crescendo all’interno dell’utero. Altri fanno notare che le precauzioni sono necessarie, sebbene sia da evidenziare il fatto che, nonostante gli anticoncezionali, si continuino a verificare delle gravidanze impreviste. Le scelte che si fanno nella propria vita sono singolari, magari anche discutibili, ma rimane certo che nessuno dall’esterno può affermare quale scelta, nel caso di uno stato interessante, sia giusta o sbagliata in senso assoluto.
Valentina Friscia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.