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Quando un selfie può risultare “mortale”
05 Ottobre 2015
AttualitàTech

Quando un selfie può risultare “mortale”

Home » Attualità » Quando un selfie può risultare “mortale”

La parola selfie è ormai entrata di comune uso nella lingua di tutti i giorni tanto da diventare una vera e propria tendenza degli ultimi anni. Essa è traducibile in italiano col termine autoscatto, ma si sa che i termini stranieri attirano sempre di più. Nel 2013 selfie è stata la parola dell’anno, contagiando persone di ogni tipo: vip, potenti e persone comuni, tanto da far diventare la fotocamera frontale dei nostri smartphone importante tanto quanto quella posteriore. Insomma una tendenza mondiale che però, a volte, non si è rivelata innocua come si possa credere. Infatti, quest’anno non si è ancora concluso ma i casi accertati di morte durante un selfie sono 12, approssimati per difetto.

SelfieCome il turista giapponese di 66 anni Hideto Ueda, ultimo in ordine di tempo, che voleva riprendersi in cima al Taj Mahal, il famosissimo tempio indiano. È caduto dalle scale ed è morto sbattendo la testa, mentre la moglie ha riportato ferite e contusioni varie. Tra le modalità di morte accidentale per selfie, la caduta è piuttosto frequente, e qualche mese fa a Bali è toccato a un turista di Singapore, precipitato dagli scogli. Ma casi come questi non sono più una novità e spesso hanno portato a soluzioni più o meno drastiche. Alcuni parchi, come quello del Colorado, sono stati chiusi perché i turisti facevano troppi selfie, rischiando la vita pur di avere una foto con gli orsi. In Russia il Ministero degli Interni ha lanciato un sito e pubblicato un opuscolo per sensibilizzare i cittadini sui potenziali pericoli dei selfie, sconsigliando di scattare un selfie con una granata o una pistola in mano. Purtroppo, contrariamente a quanto si possa pensare, questi avvertimenti non sono poi così banali dopo che una 21enne di Mosca si è sparata alla testa durante una finta roulette russa, ma che è diventata tragicamente vera.

Ma il selfie, in fin dei conti, non è altro che una valorizzazione di sé. Lo hanno capito le case produttrici di smartphone che ricercano metodi sempre più ingegnosi per rendere speciali i nostri autoscatti, ultimo fra tutti Huawei che ha inventato l’orribile termine groufie per indicare i selfie di gruppo possibili grazie alla maggiore apertura focale della fotocamera. Non a caso il tweet più condiviso della storia è proprio il selfie di Ellen DeGeneres e dei suoi amici attori alla cerimonia di premiazione degli Oscar.

Ciro Pappalardo

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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