Ci siamo: la riforma del processo civile è ad un passo dal traguardo. La Camera dei Deputati ha, infatti, approvato la fiducia sul testo del 23 ottobre senza apportare emendamenti e articoli aggiuntivi, con 353 sì e 192 no. Nella giornata di oggi è atteso il voto finale.
Questi i punti fondamentali della riforma, con cui si tenterà di risolvere l’annoso problema dell’arretrato della giustizia civile: 1) diminuiscono i giorni di ferie dei magistrati, passando da 45 a 30 giorni l’anno; 2) si riducono i giorni di sospensione feriale dei procedimenti: dal periodo attuale (che va dall’1 agosto al 15 settembre) al solo mese di agosto; 3) le parti, sia in primo che in secondo grado, possono congiuntamente richiedere il procedimento arbitrale, tranne che per i diritti indisponibili e le cause di lavoro. Inoltre, la negoziazione è estesa alle separazioni e ai divorzi consensuali, anche senza difensori; 4) quasi si azzera la possibilità del giudice di compensare le spese: esse saranno sempre più spesso a carico del soccombente; 5) si attua una ricerca telematica dei beni pignorabili.
Il ricorso al voto di fiducia, però, che è avvenuto per la ventottesima volta sotto il Governo Renzi, è stato fortemente criticato dalle opposizioni: aspre le critiche arrivate dal Cinque Stelle Bonafede e dal deputato della Lega Nord Caparini, i quali ritengano che la richiesta della fiducia su questo tema sia un «imbavagliamento» del Parlamento. A difesa dell’operato del governo il PD Ermini ha invece dichiarato: «Questo è un primo e parziale atto di una riforma della giustizia più vasta, chi si oppone lo fa remando contro il Paese».
Federica Susini
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