“L‘aborto è un argomento troppo delicato per consentire ai politici di strumentalizzarlo”.
Questa famosissima frase detta da Rachida Dati rispecchia perfettamente ogni situazione che mette in discussione la libertà della donna nel decidere del suo corpo e della sua vita.
Ciò che è successo in Polonia negli ultimi giorni non fa eccezione.
Nella settimana appena passata, il parlamento polacco si è riunito per discutere un disegno di legge che ha fatto protestare le donne. Questo disegno di legge voleva abolire l’aborto e l’educazione sessuale.
La Polonia è il paese europeo che ha la legge sull’aborto più restrittiva di tutti gli stati membri. In teoria, permette alla donna di porre fine alla gravidanza solo in determinate situazioni.
Queste situazioni sono: in caso di stupro, incesto e quando la salute del feto e della madre sono compromessi. Secondo Irene Donadio, il 97% degli aborti è dovuto per quest’ultimo motivo. Il disegno di legge proposto in parlamento avrebbe escluso l’aborto anche in questo caso.
“Crediamo fermamente che non sia una coincidenza che stiano studiando il disegno di legge durante il periodo di blocco dovuto al coronavirus, in cui non c’è libertà di movimento e di riunione. Penso che si tratti di un tempismo estremamente cinico e vigliacco. Non è un normale processo democratico, e da parte dei media non c’è stato un gran controllo a causa del coronavirus”.
Queste sono state le parole di Irene Donadio per denunciare il colpo basso che hanno ricevuto le donne polacche in questo stato di emergenza.
Le donne polacche sono riuscite a pretestare comunque senza infrangere le regole imposte per il Covid-19: sono scese in strada creando lunghe file (mantenendo la distanza di sicurezza) mostrando cartelli significativi per sottolineare la loro indignazione. Inoltre, hanno attaccato striscioni fuori dai balconi e appeso poster su macchine e biciclette.
“Pensavano che non avremmo protestato affatto. Credo abbiano pensato che avremmo avuto paura delle conseguenze economiche”, ha detto Marta Lempart, fondatrice e coordinatrice del movimento Strajk Kobiet (Sciopero delle donne).
“Abbiamo maschere per il viso, ma questo non significa che ci chiuderanno la bocca”,”La discussione è patetica e manipolatoria”,”Citando fonti inesistenti e false statistiche, insultano le donne in modo volgare e inaccettabile. E tutto questo in nome della difesa della vita concepita. E le donne, le vite che già esistono? Non una parola. Non esistono, non hanno diritti”. Queste sono solo alcune delle frasi dette dalle donne polacche in fila mentre protestavano.
Queste proteste sembrano aver dato il risultato sperato: il parlamento ha deciso di rimandare questa proposta di legge e per ora le donne possono tirare un sospiro di sollievo.
Ma il problema non è solo della Polonia: moltissimi stati hanno deciso di usare l’emergenza Covid-19 per modificare e abolire la legge sull’aborto.
Com’è possibile che un diritto tanto combattuto dalle donne venga sempre messo in pericolo da disegni di legge pronti ad abolirlo?
Davvero è una questione ‘solo’ di etica?
Quindi è etico rendere illegale una decisione personale e intima di un’altra persona?
Il decidere per la vita di qualcun altro non è un atteggiamento egoistico?
Il regista e sceneggiatore Ferzan Ozpetek prova a rispondere dicendo:“Non conta la sessualità delle persone ma contano le persone, i loro diritti. Sono contro l’aborto ad esempio, ma sono contento che ci siano delle leggi che ne diano il diritto“.
Nicole Rastelli
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