Ha lasciato oggi il carcere di Castrovillari in favore degli arresti domiciliari Antonio Pontoriero, il 45enne di San Calogero condannato in primo grado per l’omicidio volontario di Soumaila Sacko, in seguito a una controversa decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro: la Corte ha infatti accolto un appello degli avvocati difensori Francesco Muzzopappa e Salvatore Staiano. Il provvedimento, che arriva dopo circa due anni di detenzione dell’imputato, è stato giustificato con l’assenza di un concreto pericolo di recidiva e supportato dal consenso di Pontoriero a utilizzare il braccialetto elettronico.
Lo scorso mercoledì, Pontoriero era stato condannato a 22 anni di reclusione dalla Corte D’Assise di Catanzaro, presieduta dal giudice Alessandro Bravin, in quanto ritenuto colpevole dell’omicidio volontario del sindacalista e bracciante agricolo Soumaila Sacko, che all’epoca della morte aveva solo 29 anni. A ciò si aggiunge una condanna minore per detenzione illegale di arma da fuoco.
I fatti risalgono al 2 giugno del 2018. Un delitto efferato, dal riconosciuto movente razziale, che aveva suscitato comprensibile indignazione in tutta Italia: Sacko era stato raggiunto da un colpo di fucile mentre raccoglieva delle lamiere d’alluminio nella fabbrica dismessa della Fornace, nel vibonese, per poi soccombere dopo un’agonia di cinque ore. Stimato sindacalista dell’USB, sempre in prima linea contro il caporalato, il giovane lasciò una moglie e una figlia di 5 anni.
L’alibi utilizzato da Pontoriero durante il processo è finora stato quello della legittima difesa: egli infatti, pur non avendone alcun titolo, riteneva di sua proprietà l’area nella quale Sacko si trovava al momento dell’omicidio. A portare l’agricoltore di San Calogero sul banco degli imputati la testimonianza oculare di due persone, che ne avevano riconosciuto l’auto e i vestiti.
L’omicidio Sacko si inserisce nel tragico solco dei crimini a sfondo razziale verificatesi nel nostro paese negli anni 2000: pensando al suo caso si presenta subito alla mente la triste associazione con la strage di Piazza Dalmazia, con l’omicidio di Idy Diene, con l’attentato di Macerata o con l’assassinio del giovanissimo Willy.
Agata Virgilio
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