Pochi giorni fa è morto il mito della storia del calcio: Diego Armando Maradona. Quasi in modo ironico, la sua vita è finita proprio il giorno in cui si celebrava la violenza sulle donne. Una ricorrenza messa in secondo piano dalla morte dell’asso argentino. Nel 2014 scioccarono il mondo le immagini in cui picchiava la moglie. La strana ironia della vita, che fa ridere solo lei.
Il mondo, dunque, si è diviso in due: da una parte amanti e appassionati del calcio, lo sport che ha pianto un mito. Dall’altra attivisti che hanno sottolineato come si sia celebrata in modo troppo eclatante la sua morte. Com’è possibile che i suoi eccessi (di vita) e i suoi eccezionali colpi in campo abbiamo creato quest’enorme spaccatura del giudizio umano?
Dall’ultimo lato troviamo anche la giocatrice 24enne del Viajes Interrías FF Paula Dapena. Per lei, nonostante faccia parte del mondo del calcio, il comportamento di Maradona è stato così intollerabile fuori dal campo da non poter essere in nessun modo oscurabile dalle luci di una carriera da calciatore leggendario. E così nel minuto di silenzio dedicato alla morte di quest’ultimo, lei si siede e da le spalle.
“Le mie compagne di squadra mi guardavano e ridevano, perché sapevano che non l’avrei osservato. Pochi giorni fa, nella Giornata contro la violenza verso le donne, non sono stati fatti gesti di questo tipo e se non si è osservato un minuto di silenzio per le vittime, non sono disposta a farlo per un violentatore”.
“Avevo già detto che mi sarei rifiutata di mantenere quel minuto di silenzio per uno stupratore, pedofilo e molestatore e che mi sarei dovuta sedere sul terreno e voltare le spalle. Per essere un giocatore, devi essere innanzitutto una persona e avere dei valori, al di là delle capacità sportive che possedeva, che sappiamo fossero spettacolari.”
Tutto questo dovrebbe farci riflettere: per essere definite davvero delle brave persone, nella vita, non è possibile sbagliare? Avere talento fantastico in qualcosa, ci permette di fare quello che vogliamo? Dal giudizio per le proprie azioni si può scappare nei momenti commemorativi o tutto deve passare sotto il responso di ogni individuo?
Nicole Rastelli
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Chi la conosce la descrive come “la Ragazza bionda sempre vestita di verde con un bicchiere di vino in mano”, in realtà, nella vita privata si dovrebbe aggiunge “e un libro accanto a lei”, perché la lettura la considera una pratica intima, segreta, da fare con se stessi senza nessuno attorno. Ha sempre amato leggere e proprio da questo ha compreso quanto informarsi e condividere possa aiutare la conoscenza di ogni essere umano. Il suo motto, a proposito di conoscenza, è “Io so di non sapere”: nella vita di ognuno di noi è importante conoscere i propri limiti, ma con l’obiettivo di migliorarsi sempre.