Arresto fino a tre mesi o ammenda fino a 309 euro per chiunque «abusi di strumenti sonori»: è questo il tenore dell’articolo 659 del nostro codice penale, il quale configura un reato di pericolo a tutela della quiete pubblica e della tranquillità privata. Così l’ha pagata cara un automobilista di Messina che si aggirava per le vie della città mostrando al mondo la potenza dei suoi tre amplificatori da 1500 watt. Fermato dalle Forze dell’ordine che hanno proceduto al sequestro dello stereo, il guidatore si è visto confermato la condanna dalla sentenza di Cassazione numero 7543/06.
Disturbo del riposo e delle occupazioni delle persone è il capo d’accusa che pende sulla testa dell’amante della musica, il quale non è riuscito a dimostrare l’assenza degli elementi costitutivi del reato: il dolo e l’astratta idoneità al fastidio diffuso. Infatti, sebbene l’imputato abbia eccepito che nessuno dei passanti o dei residenti abbia sporto denuncia, gli Ermellini hanno ritenuto sufficiente l’accertamento di fatto disposto dal giudice di merito: questi può convincersi anche sulla base di diversi elementi probatori che dimostrino la potenziale capacità del comportamento a ledere il bene giuridico protetto. E, in questo caso, appaiono provvidenziali l’intervento e il sequestro degli agenti.
1000 euro da versare alla Cassa delle ammende, 300 euro di ammenda, pagamento delle spese processuali e stereo sotto sequestro è la condanna cassata nei confronti del messinese. D’ora in poi, quando nei caldi pomeriggi d’estate vagherete alla ricerca del tradizionale gelataio ambulante e, seguendo l’inconfondibile musica che lo distingue, vi imbatterete in un “semplice” automobilista, sapete cosa fare.
Claudia Rodano
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