Mickey Mouse è indubbiamente il personaggio di fantasia più famoso e amato al mondo, avendo impresso un marchio indelebile in tante generazioni, riscuotendo successo nelle sue mille vesti e rimanendo efficace e capace di adattarsi al cambiamento della società nel corso degli anni, pur senza snaturare i tratti tipici e classici che hanno permesso a Walt Disney di vincere sin dall’inizio una scommessa azzardata e apparentemente persa in partenza.
Il topo antropomorfo che indossa pantaloni rossi, grandi scarpe gialle e guanti bianchi, con quattro dita anziché cinque per rendere più agevole il disegno dei suoi movimenti, infatti, è frutto della mente brillante di un giovane Walt Disney, che nel 1928 aveva perso i diritti del suo primo personaggio di successo, Oswald il coniglio fortunato, venendo abbandonato dall’intero staff del suo studio di Hollywood. In un quadro del genere, in pochi avrebbero avuto il coraggio di rischiare tutto e rimettersi in gioco nonostante le evidenti difficoltà, ma Walt Disney non era un uomo come tanti: la straordinaria fantasia che lo caratterizzava lo ha portato a trasformare i suoi sogni in realtà in modo pressoché unico, sfidando sé stesso e l’esigente Hollywood e battendosi con forza per l’affermazione delle sue idee.
Dopo la perdita dei diritti di Oswald il coniglio fortunato e l’abbandono da parte del suo staff, Disney decide di scommettere su un nuovo personaggio da lui ideato, Mickey Mouse, la cui creazione – avvenuta ufficialmente il 16 gennaio 1928 – è da molti attribuita al fatto che negli anni ‘20 uno dei più amati personaggi di finzione fosse il gatto Felix. L’unico collaboratore che gli rimase fu Ub Iwerks, con cui collabora alla creazione del primo film di Mickey Mouse, lavorando fino a tarda notte in un garage per produrre in tempi record “L’aereo impazzito”, proiettato privatamente il 15 maggio 1928 (Iwerks fu autore di circa 700 animazioni al giorno).
Il nome scelto inizialmente per il suo nuovo personaggio fu Mortimer Mouse, ma sua moglie gli fece cambiare idea, spingendolo ad optare per Mickey, grazie al quale Walt Disney ricevette un premio Oscar nel 1932. Originariamente muto, soltanto nel cortometraggio The Karnival Kid, Topolino pronunciò le sue prime parole (“Hot Dogs!”) con la voce dello stesso Walt Disney, che interpretò sia quella di Mickey Mouse che quella di Minnie per ulteriori diciassette anni, fino al 1946. Tra i suoi tratti più caratteristici, inoltre, spiccano le sue grandi orecchie circolari, definite dal TIME Magazine “una delle più importanti icone del ventesimo e ventunesimo secolo” e capaci di ottenere una collocazione nella Walk of Fame di Hollywood, foto con gran parte dei Presidenti degli Stati Uniti d’America e poco più di 3 milioni di like sulla pagina Facebook a loro dedicata. Il richiamo alle orecchie di Topolino è frequente in tante pellicole targate Disney, tanto che si ritiene che in esse vi siano circa 1000 “Topolini misteriosi”, talvolta facilmente notabili, altre volte meno.
Il cortometraggio “L’aereo impazzito” riscuote un successo piuttosto contenuto, al pari di quello seguente, “Topolino gaucho”, in cui al topo vengono aggiunte le scarpe e compare, oltre a Minnie, anche Pietro Gambadilegno. Il giovane Disney, tuttavia, è un uomo determinato e intraprendente, al pari del suo collaboratore e grande amico Ub Iwerks, così decide di non arrendersi: il 18 novembre 1928, al Colony Theater di New York, viene proiettato il terzo cortometraggio della serie Mickey Mouse, Steamboat Willie, sottoposto per la prima volta assoluta direttamente al giudizio del pubblico, su proposta di un titolare della sala di Broadway.
Spesso, anche e soprattutto in un mondo tanto affascinante e suggestivo quanto complicato e mutevole qual è quello del cinema, il rischio premia: Steamboat Willie riscuote un notevole successo, soprattutto grazie alle numerose novità che apporta alla cultura cinematografica in un’epoca di grandi rivoluzioni nel settore. Dopo il parziale insuccesso dei primi due cortometraggi prodotti dalla coppia Disney-Iwerks, dunque, Mickey Mouse conquista finalmente il tanto agognato successo, facendo registrare la prima di una lunga serie di affermazioni che lo porteranno ad entrare nel novero dei più grandi personaggi di fantasia di sempre.
Cortometraggio d’animazione in bianco e nero della durata di 7 minuti, Steamboat Willie strappa l’unanime consenso della critica per i suoi innumerevoli elementi innovativi, in quanto si tratta del primo cartone animato con colonna sonora con dialoghi, musiche ed effetti sonori totalmente sincronizzata. Sorprende anche l’eccezionale fusione di elementi visivi e sonori: nel film prodotto da Disney Bros. Studio, infatti, Topolino fischietta “Steamboat Bill” mentre guida un battello a vapore e ne fa suonare i tre fischietti, mentre lui e Minnie ruotano la coda di una capra per eseguire “Turkey in the Straw”, il cui spartito era stato mangiato dalla capra stessa. Gli animali vengono suonati come fossero strumenti musicali e ogni oggetto presente sulla barca come percussioni.
90 anni fa, dunque, il personaggio di Mickey Mouse imprimeva una netta quanto significativa svolta al mondo del cinema, mettendo in evidenza tutta la genialità di un uomo che sembrava ad un passo dal declino ma si rivelò capace di rialzarsi con la stessa energia e passione che il suo Topolino ha trasmesso e diffuso in giro per il mondo. Dal 1928 in poi, infatti, il successo del topo antropomorfo più particolare e amato di sempre non si è mai arrestato. Al contrario, Mickey Mouse è divenuto in breve il personaggio di fantasia più noto e ricco al mondo, incassando cifre da capogiro (5,8 miliardi di dollari all’anno al 2004 secondo Forbes). Basti pensare che il primo orologio da polso con le lancette di Topolino costava poco meno di quattro dollari nel 1933 (3,75 per l’esattezza), mentre al giorno d’oggi è valutato circa seimila dollari
Ancora oggi, Topolino riscuote un successo dalle proporzioni incalcolabili in tutte le sue vesti: film, cartoni animati, serie tv, giornali, libri e fumetti con protagonista il topo più amato di sempre continuano ad essere diffusissimi in tutto il mondo, facendolo risultare così non un semplice personaggio di finzione, ma un vero e proprio fenomeno socio-culturale dalla portata pressoché illimitata, fondendo in un unico mondo letteratura, arte, storia, sport, musica e tanto, tanto altro. Per ciò che concerne il mondo del calcio, ad esempio, vanno segnalate le apparizioni di numerosi personaggi ispirati a calciatori reali, tra cui Papertotti, Tuffon, Cannapapero, Gattoso, Pony, Quá-Quá, Rettangolo, Tondolivo e Paperumma, rispettivamente storpiature di Totti, Buffon, Cannavaro, Gattuso, Toni, Kaká, Cuadrado, Montolivo e Donnarumma.
Celebre, poi, la collezione di Topolino Gol, dedicata alle squadre di Serie A e, tra le tante copertine che sono state dedicate alla Nazionale italiana nel corso degli anni, quella del vittorioso Mondiale 2006, con tanto di intervista dei lettori all’allora c.t. azzurro Marcello Lippi. Insomma, Topolino non fa affatto parte di un ambito ristretto, ma è capace di inserirsi in svariati contesti, ognuno differente dall’altro, conservando però i suoi tratti tipici e caratteristici che lo hanno reso così unico e straordinario da essere apprezzato praticamente da chiunque.
Oggi, domenica 18 novembre, decorre il novantesimo anniversario del debutto di Mickey Mouse sul grande schermo: il 18 novembre 1928, infatti, a Broadway veniva proiettato Steamboat Willie, terzo cortometraggio della serie Mickey Mouse, il primo di una lunga serie di successi del topo dai colori che uniscono tutto il mondo (nero, giallo, rosso e bianco), della cui creazione il suo inventore Walt Disney rivelò la fonte d’ispirazione: “Mi affezionai particolarmente a un topo domestico marrone. Era un piccoletto timido. Toccandolo sul naso con la matita, lo addestrai a correre all’interno di un cerchio nero che avevo tracciato sul mio tavolo. Quando me ne andai da Kansas City per tentare la fortuna a Hollywood, mi dispiacque lasciarlo. Così lo portai in un cortile, facendo attenzione che fosse un bel quartiere, e il piccoletto domato corse verso la libertà”.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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