Pochi sanno che in Europa fare il pieno di gasolio nella propria auto equivale a introdurre nel serbatoio olio di palma. Considerato green e rinnovabile, il biodiesel è in realtà più inquinante dei carburanti fossili che sostituisce. Legambiente ha avviato una dura campagna per l’eliminazione graduale.
Secondo i dati di Transport & Environment, nel 2018 il 53% di tutte le importazioni di olio di palma è stato utilizzato per produrre biodiesel. Nello stesso anno l’Italia ha importato 1,5 milioni di tonnellate di olio di palma. «Ben 800 mila tonnellate miscelato al gasolio, nel così detto biodiesel, e oltre 200 mila tonnellate in piccole centrali energetiche– sostiene Legambiente– Tutte false rinnovabili, per giunta sussidiate dalle norme europee e italiane». Le compagnie petrolifere, come ENI, fanno pagare di più il gasolio con una percentuale maggiore di biodiesel. Un pagamento ulteriore a sostegno di falsi “bio”. Grazie alla segnalazione per pubblicità ingannevole da parte di Legambiente, ENI ha effettuato modifiche alla sua campagna, ma non ha cambiato la composizione del biodiesel. «ENI, come Total e Shell, sono molto abili a usare tutti i meccanismi legali consentiti per usare “false rinnovabili”[…]» dichiara Legambiente.
Ogni litro di biodiesel bruciato nelle auto provoca, rispetto ai carburanti fossili, il triplo di emissioni di CO2, uno dei principali gas responsabili dell’effetto serra. Questo a causa della distruzione di foreste secolari, custodi del carbonio accumulato dalle piante, per lasciar spazio a piantagioni di palme da olio. Secondo il nuovo rapporto speciale approvato il 7 agosto 2019 dall’IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti ONU sul cambiamento climatico, e analizzato da Legambiente: «la copertura forestale in Indonesia è diminuita di 158.000 km2 nel periodo 2000-2012, molti dei quali sono stati convertiti verso terreni agricoli, ad esempio palma da olio– e inoltre- la sola produzione di olio di palma contribuisce da 0,038 a 0,045 GtC-miliardi di tonnellate di carbonio-annuo».
L’iniziativa Save Pongo, a tutela degli oranghi a rischio estinzione del Borneo, principale luogo di importazione, e la campagna europea Not In My Tank– non nel mio serbatoio-, sono solo alcuni esempi delle ferme posizioni adottate da Legambiente contro i sussidi per l’impiego di olio di palma nel biodiesel. Grazie agli interventi di Legambiente, la Commissione europea ha etichettato l’utilizzo di olio di palma per l’energia come “non rinnovabile”. L’Unione europea si impegna a eliminarlo entro il 2030, a partire dal 2023. Una vittoria da considerarsi tuttavia “a metà”, date le eccezioni, per piccoli agricoltori o terreni incolti, in modo da evitare ostilità con i Paesi produttori.
Legambiente chiede al governo italiano di approvare una norma nazionale che vieti l’utilizzo di olio di palma nei carburanti a partire dal 1 gennaio 2021, seguendo l’esempio di Francia e Norvegia. Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, evidenzia in particolare la necessità di premiare le “vere rinnovabili”: «Ad esempio oggi si possono produrre biocarburanti avanzati che sostituiscono l’olio di palma, riciclando scarti[…]come l’olio di frittura che costituisce già una valida e competitiva alternativa».
Liliana Longoni
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