Che sia associato alla stanchezza di una giornata faticosa, alla febbre, a una notte insonne, a pianti infiniti, a stress, a fame, a freddo e a chi più ne ha più ne metta, il mal di testa è un nemico con cui chiunque prima o poi si trova a dover fare i conti. Disturbo frequente soprattutto tra il gentil sesso, la cefalea, comunque, non risparmia neanche gli uomini, essendo, ad esempio, quella “a grappolo” (una delle forme più lancinanti) addirittura più comune tra questi ultimi.
Esistono molti tipi di mal di testa: le nevralgie craniche che sostanzialmente scaturiscono dall’infiammazione di nervi cervicali e cronici, cefalee secondarie che, invece, sono sintomo di altre patologie come sinusite, otite e trauma cranico e, infine, cefalee primarie delle quali si ignora spesso la causa e che sono da considerarsi, pertanto, alla stregua di vere e proprie malattie. Se tra le suddette quella tensiva investe con un dolore costrittivo tutto il capo ed è, non di rado, associata ad ansia, depressione e postura scorretta, l’emicrania, più intensa e pulsante, associandosi il più delle volte a foto/fono/osmofobia, coinvolge generalmente solo un lato della testa e, sebbene ne rimangano ancora sconosciute le cause, è spesso innescata da fattori quali fumo, alcol, squilibri ormonali, alimenti e condizioni ambientali.
Ciò che, dunque, per molti è un fastidio passeggero e occasionale più o meno violento, per altri rappresenta un’invisibile presenza, sempre incombente e del tutto invalidante e, quando arriva il male, la testa brucia così tanto che sembra esplodere. Non si tratta solo di una metafora grossolana: «Da precedenti studi sapevamo che durante l’attacco di emicrania con aura vi è un’attivazione di aree visive, che è come se si “incendiassero”» è quanto riferito da Antonio Russo, coordinatore del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliera della Seconda Università di Napoli, in riferimento ad una nuova scoperta. Aggiudicandosi la copertina della rivista scientifica Cephalalgia, i ricercatori napoletani, infatti, attraverso fotogrammi ottenuti con una risonanza magnetica funzionale, hanno mostrato come due forme apparentemente simili di emicrania (con e senza aura) siano in realtà, al contrario di quanto i più ritenessero, patologie diverse, caratterizzate da un particolare funzionamento delle aree cerebrali visive. «Nei pazienti che soffrono di emicrania con aura – ha aggiunto Gioacchino Tedeschi – quelle aree visive sono comunque attivate, anche a riposo e lontano dagli attacchi di mal di testa. Come se soffrire di emicrania con aura imprimesse una “orma digitale” al cervello del paziente, rendendolo riconoscibile rispetto a pazienti con emicrania senza aura». Niente più visite da uno specialista all’altro prima di avere una diagnosi, quindi, il che potrebbe comportare di conseguenza l’adozione di terapie più specifiche.
Ma cos’è l’aura? Purtroppo, niente che riguardi il significato letterale del termine, associato alla brezza di un venticello o alla pubblica considerazione/simpatia (ad es. aura popolare). Di simpatico, invero, quella che precede l’emicrania anche detta comitata non ha proprio niente. Si tratta di un insieme di sintomi transitori di tipo neurologico: disturbi visivi tra cui scintillii luminosi e macchie cieche nel campo visivo; formicolii agli arti e scarsa percezione tattile; confusione e difficoltà nel linguaggio. Chi ne soffre impara con il tempo a riconoscerla, a conviverci e a gestire ansia e paura ad essa correlate – o quantomeno ci prova – e spesso appunta, su consiglio dei propri neurologi, i vari episodi in una sorta di diario, per cercare di associarli alle eventuali cause, in modo da evitarle in seguito.
L’aura è un momento lungo alcuni minuti, generalmente quasi mai più di 60, in cui si perde il controllo del proprio corpo e della realtà circostante, pur rimanendo la maggior parte delle volte coscienti di tutto. Molti non riescono neppure a spiegare la sensazione che provano e, se sicuramente non è facile sopportare di non riuscire a chiamare per nome la persona amata, non vedere e dover interrompere qualsiasi attività si stia svolgendo per riposarsi, secondo molti, appena questa fase termina, si apprezza di più ciò che si ha intorno. I più ottimisti ritengono che l’aura sia in piccolo la riproduzione dell’intera vita e degli ostacoli in essa presenti, i quali, anche se laceranti, con il passare del tempo si superano. Si tratta, pertanto, dell’atteggiamento adottato da chi si sente in costante allenamento, da chi sa che l’aura è lì e può arrivare da un momento all’altro, ma non l’aspetta mai. E da chi si ritiene perfino fortunato, in un certo senso, nel sapere che, così come viene, poi se ne andrà.
Concetta Interdonato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.