SIRACUSA – Alle ore 17,30, venerdì 11 dicembre la Casa del Libro Rosario Mascali (via Maestranza n. 20-22, Siracusa) ha presentato Archeologia degli Iblei. Indigeni e Greci nell’altipiano ibleo tra la prima e la seconda età del Ferro, firmato da Massimo Frasca per le Edizioni di Storia e Studi Sociali. Sono intervenuti, con l’autore, Paolo Giansiracusa, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Siracusa, e Rosalba Panvini, soprintendente ai BB. CC. per le province di Siracusa e Ragusa. Ha coordinato il dibattito l’avvocato Giuseppe Calvo.
In questa opera, attraverso la documentazione archeologica, Massimo Frasca esamina i processi di trasformazione che si colgono nella società indigena tra la prima e la seconda età del Ferro (VIII-VI secolo a.C.) nell’area geograficamente e culturalmente ben delineata dell’altipiano ibleo che, grazie anche alle indagini effettuate tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento da Paolo Orsi, costituisce uno dei territori meglio indagati della Sicilia. L’arrivo dei Greci, che a partire dal 733 a.C., data di fondazione di Siracusa, si insediarono lungo le coste orientali e meridionali della Sicilia, innesca profondi mutamenti nell’assetto sociale, politico, economico e territoriale delle comunità indigene della prima età del Ferro (facies di Pantalica Sud), che vivevano in piccoli villaggi sparsi su alture naturalmente difese, come Monte Alveria, Avola Antica, Pantalica e Monte Finocchito. La rassegna particolareggiata dei dati archeologici, restituiti soprattutto dalle necropoli e in parte anche dagli abitati di Monte Finocchito, Modica-Via Polara, Ragusa, Monte Casasia e Castiglione, consente all’autore di delineare il processo innescato dalla presenza greca sulla costa (fondazioni di Siracusa, Eloro, Maestro e Camarina) e nell’interno (colonie siracusane di Acre e Casmene), la quale determina, tra la fine dell’VIII e VII secolo a.C., l’abbandono dei piccoli villaggi sparsi nel territorio e la formazione di centri emergenti, ubicati sulle alture dominanti il corso dei grandi fiumi: Marcellino, Tellaro, Irminio, Dirillo e Ippari, che costituiscono le principali vie di comunicazione tra la costa e l’entroterra.
Massimo Frasca si è laureato in Lettere Classiche, con una tesi sulla necropoli di Monte Finocchito, e specializzato in Archeologia Classica presso l’Università di Catania. Ha vinto una delle borse di perfezionamento bandite dalla Scuola Archeologica di Atene e ha seguito le attività della Scuola in Grecia e in Turchia, partecipando allo scavo di Iasos. Ricercatore confermato dal 1981 al 2000, ha insegnato presso l’Università della Calabria e di Agrigento. Attualmente professore di Archeologia della Magna Grecia e Sicilia presso l’Università di Catania, ha conseguito l’abilitazione a professore ordinario di Archeologia Classica. Dal 2005 è direttore della scuola di specializzazione in Archeologia Classica (ora scuola di specializzazione in Beni Archeologici) dell’Università di Catania. Ha diretto numerosi scavi in Sicilia e in Italia meridionale ed è stato componente delle missioni archeologiche di Prinias (Grecia) e Iasos (Turchia). Dal 1987 fa parte della Missione archeologica italiana, che opera a Kyme Eolica (Turchia), dove dirige gli scavi sulla Collina Sud. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche: tra i principali temi di ricerca vi è lo studio della topografia e delle produzioni artigianali delle città greche e delle loro relazioni con le popolazioni indigene.
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