Addobbato con piccoli oggetti colorati, luci, festoni o dolciumi, l’albero di Natale, insieme al presepe, è diventato da tantissimi anni il simbolo per eccellenza del Natale. Ma da dove deriva tale usanza?
L’abete è sicuramente l’albero più utilizzato per essere addobbato, in quanto mantiene a lungo gli aghi, il colore e il profumo. In Europa, però, vengono adoperati anche i pini (soprattutto il pino silvestre e il pino cembro), mentre in Nord America, America Centrale e Sud America il douglasia, le sequoie, i cipressi, i ginepri e l’araucaria sono i tipi di alberi usati per le festività natalizie. Ma da dove deriva l’usanza di addobbare l’abete in occasione delle festività natalizie? L’elenco di presunte origini è interminabile. Già i Romani, i Greci e i Celti usavano adornare l’abete per le festività religiose. I Vichinghi ritenevano che l’abete rosso fosse ricco di poteri magici perché non perdeva le foglie in inverno. Gli “alberi del Paradiso” (così erano chiamati gli abeti nell’Alto Medioevo) venivano decorati con mele (una chiara allusione al peccato originale) e con ostie (simbolo del corpo di Cristo, sacrificato per scontare il peccato originale). Col tempo le ostie furono sostituite da candele, noci, castagne, dolci e biscotti, a simboleggiare la Redenzione di Cristo.
La tradizione dell’albero di Natale è legata anche ad una leggenda: si narra che San Bonifacio affrontò i pagani e li evangelizzò. Questi, riuniti presso la Sacra Quercia del Tuono di Geismar, erano impegnati ad adorare il dio Thor. A quel punto arrivò San Bonifacio e, proprio mentre si stava per compiere un sacrificio umano, gridò: «Questa è la vostra Quercia del Tuono e questa è la croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio Thor». Poi cominciò a colpire l’albero sacro. Un forte vento si levò all’improvviso, l’albero cadde e si spezzò in quattro parti. Dietro l’imponente quercia vi era un abete verde. San Bonifacio si rivolse nuovamente ai pagani, dicendo: «Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. È il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. È il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là non si compiranno riti di sangue, ma doni d’amore e riti di bontà». Così riuscì a convertire i pagani e il capo del villaggio mise un abete nella sua casa e l’addobbò con alcune candele.
Ma è Riga, capitale della Lettonia, la città a proclamarsi come sede del primo albero di Natale della storia: infatti, nella sua piazza principale si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero” fu addobbato in città nel 1510. Da Riga la tradizione di addobbare l’albero per Natale si estese a molti altri popoli del nord Europa. Solo nel 1841 questa usanza si diffuse anche in Inghilterra e poi, da lì, in tutto il mondo. Verso la fine del 1800, ormai, si trattava di una vera e propria moda che aveva letteralmente preso piede in tutte le famiglie nobili europee. E in ambito ecclesiastico? Solo nel 1982 la tradizione dell’albero di Natale prese piede a piazza San Pietro, quando Giovanni Paolo II ricevette in dono da un contadino polacco un abete e lo fece collocare al centro del colonnato del Bernini. Da allora in poi, per volere del Santo Padre, si ripete puntualmente la tradizione: viene allestito un presepe ai piedi dell’Obelisco Vaticano e alla sua destra viene eretto l’albero di Natale, donato ogni anno da una regione diversa dell’Europa.
Valentina Friscia
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