Il nuovo modello ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) 2015 fa tanto parlare di sé: da una parte i dati positivi dell’Associazione per la legalità e l’equità fiscale, dall’altra le critiche degli studenti universitari.
Il nuovo ISEE, infatti, è maggiormente selettivo, al fine di contrastare fenomeni di abuso di facilitazioni fiscali da parte di coloro che, pur dichiarando di essere nullatenenti, conducono uno stile di vita più che agiato. Il nuovo modello prevede che alcuni dati sulla propria situazione reddituale siano inseriti ed autocertificati dal richiedente l’agevolazione; i più importanti, invece, come il reddito complessivo, sono inseriti direttamente dalla pubblica amministrazione per evitare falsificazioni in peius al fine di ottenere, ad esempio, esenzioni di tasse universitarie o posti per i propri figli presso asili nidi pubblici. Infatti, in passato il 73,9% di coloro che compilavano il modulo dichiaravano di avere un patrimonio mobiliare nullo, cioè di non essere titolari di libretti postali, conti in banca, titoli o obbligazioni. Grazie alle restrizioni del nuovo modello, la precedente percentuale è scesa al 18,9%, numero che dovrebbe rispecchiare la realtà. I risultati dell’attività di monitoraggio condotta dal ministero del Lavoro ci informano che le domande per ottenere prestazioni sociali agevolate sono diminuite del 25% in media, con una maggiore diminuzione nelle regioni del Sud, dove si raggiungono picchi del 40%.
Tuttavia, è importante dare voce a chi, invece, critica l’ISEE 2015. Nei mesi scorsi, per esempio, gli universitari sono scesi in piazza accanto a studenti delle superiori per manifestare contro la Buona Scuola, ma anche contro i nuovi criteri introdotti per ottenere borse di studio e posti letto. Uno degli slogan più diffusi, comparso sotto forma di striscione per prima nella città di Palermo, è Siamo diventati ricchi e non lo sapevamo. Gli universitari chiedono che venga abolito l’indicatore ISPEU, relativo ai beni immobiliari, e che le borse di studio ottenute in passato non vengano considerate come reddito, perché così precludrebbero la possibilità allo studente di ottenere benefici fiscali per gli anni venturi. Inoltre, si richiede un indennizzo per tutti coloro che, a causa del nuovo modello, non abbiano ottenuto agevolazioni. Dati alla mano, solamente il 2,4% degli studenti percepisce borse di studio in Italia, contro le percentuali europee, di gran lunga più alte: gli universitari lamentano, perciò, una restrizione del diritto allo studio, viste le altissime tasse richieste ogni anno dagli Atenei italiani.
La caccia agli evasori fiscali e ai finiti poveri dovrebbe essere una delle priorità dello Stato italiano, insieme al finanziamento della scuola e delle Università. Allo stesso tempo, dovrebbe essere un obiettivo del governo stabilire criteri selettivi che, però, non ledano le stesse persone che necessitano delle prestazioni sociali agevolate.
Viviana Giuffrida
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