Siamo sincere: quale donna, almeno una volta nella vita, non avrà desiderato di diventare come le strepitose ragazze, con gambe da fenicottero e lo 0,1% di grassi, che le copertine delle riviste di moda e le pubblicità ci propinano continuamente? Donne “perfette”. Almeno secondo quanto vorrebbe farci credere l’industria della moda, la quale pubblicizza questi “manichini da passerella” come unico possibile modello di bellezza. Altezza non al di sotto del metro e settanta, taglia 38 e fisico puerile da ragazzina adolescente: questi sarebbero i canoni della bellezza perfetta. Portavoce di tali convinzioni è, ormai da molti anni, “Victoria’s Secret”, il celebre marchio di abbigliamento americano, noto specialmente per le sue linee di biancheria intima nonché per i suoi “angeli”, ovverosia le famose modelle che lo rappresentano. A far discutere, però, è stata l’ultima campagna promozionale dell’azienda. Per l’occasione, infatti, le storiche modelle del brand hanno posato tutte insieme al ritmo del controverso slogan «The perfect body» ( il corpo perfetto) poi eliminato in seguito alle accese critiche.
Ad opporsi alla campagna discriminatoria di Victoria’s Secret è stato un altro noto marchio di intimo, Lane Briant’s, il quale attraverso lo slogan «#ImNoAngel» ha voluto rivendicare la bellezza femminile senza distinzione di taglia. A posare per la nuova collezione del marchio sono state, infatti, delle modelle plus size, tra le quali Victoria Lee, Elly Mayday, Marquita Pring e molte altre.
La campagna di Lane Briant’s, tuttavia, non è l’unico esempio di opposizione agli standard di bellezza femminile, che esprimono la filosofia del “magro uguale bello”. Negli ultimi anni, in effetti, si sono sempre più moltiplicate le campagne di sensibilizzazione in materia, e, anzi, capita sempre più di frequente di vedere sulle copertine delle riviste “donne vere”, non schiave della loro taglia, belle in quanto donne. Significativa è, ad esempio, la campagna di sensibilizzazione promossa dall’attivista Jes Baker, la quale si batte da tempo contro la standardizzazione della figura femminile. La sua campagna, #Empowerallbodies (“dare forza a tutti i corpi”), consiste in una serie di scatti, dei quali la stessa Jes è protagonista, di donne lontane dai canoni estetici comunemente intesi.
Con coraggio e consapevolezza del proprio corpo Jes e tutte le donne che, insieme a lei, hanno partecipato al progetto, si sono messe in gioco per sconfiggere i preconcetti della nostra società. Ma, se molto è stato fatto sulla strada dell’accettazione di sé, lungo è ancora il percorso da compiere affinché l’immagine femminile non debba più essere vincolata da vani stereotipi di un’industria della moda che vorrebbe le donne tutte uguali. Manichini amorfi nelle sfavillanti vetrine dell’apparenza.
Debora Guglielmino
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