BOLOGNA – In città è possibile trovare tante pizzerie: quella con titolari bolognesi, quella che usa prodotti biologici e a chilometro zero, quella raffinata. La pizzeria Masaniello, però, è diversa da tutte le altre, loro hanno una storia che li accompagna e che ogni pizza racconta. Ogni ingrediente ha un gusto diverso, un sapore di libertà, di freschezza, di spensieratezza, tutto questo perché la pizzeria Masaniello usa solo ingredienti provenienti da terreni confiscati alle mafie, appoggiati, inoltre, dalle Associazioni di Libera, la quale da sempre si occupa di combattere la criminalità organizzata. La “pizzeria etica”, così gli piace farsi chiamare, sorge in via San Donato 3/c: affollatissima all’inaugurazione, non ci hanno pensato due volte a devolvere l’intero incasso della serata a Enza e Tiberio Bentivoglio, i due commercianti di Reggio Calabria che da anni si battono pubblicamente contro i clan e oggi vivono sotto scorta. Presenti all’inaugurazione anche il giornalista Sandro Ruotolo, la docente Stefania Pellegrini, il pasticcere Gino Fabbri e il magistrato antimafia di Napoli Giuseppe Borrelli.
«Etica sta nel fatto che rispettiamo la ricetta dell’impasto tradizionale, ma, soprattutto, che gli ingredienti provengono quasi tutti da cooperative che lavorano sui beni confiscati alle mafie o hanno subito ritorsioni. Noi ci impegniamo a sostenerle e finanziarle». La mozzarella, ad esempio, arriva dal caseificio Terre di Don Peppe Diana di Castel Volturno, nel casertano, dove una cooperativa ha riqualificato masserie e allevamenti un tempo dei Casalesi. I friarielli (cime di rapa) sono prodotti dal consorzio Nuova cooperazione organizzata (Nco) di Aversa, il quale lavora su terreni sequestrati; e ancora la birra e tutti gli altri ingredienti. «Mi ha entusiasmato l’idea di abbinare la mia passione per la gastronomia al gesto politico di dare un messaggio: possiamo essere forti contro la criminalità organizzata se siamo tutti uniti, anche con un piccolo gesto come comprare una pizza. Il nostro progetto è fantastico, lo vivo anche come un modo per far sentire la mia voce» spiega Luca Caiazza, titolare, che insieme al fratello Marco ha lavorato per mesi, aiutato dal comitato anticamorra Io lotto, per far avverare il suo sogno.
Roberta Ventura
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