Mentre in Siria il “cessate il fuoco” continua a subire violazioni e causare vittime, più ad ovest i Balcani si schermano dietro una cortina di muri e filo spinato. All’inizio della settimana, infatti, la Macedonia ha deciso di chiudere la frontiera con la Grecia a sud, permettendo l’accesso solo a cento persone al giorno, siriane o irachene, e con documenti in regola, contro i più degli 8mila profughi accampati nelle tendopoli in territorio greco. Il villaggio greco di Idomeni è stato assaltato dai migranti che hanno cercato di infrangere la barriera, causando l’intervento della polizia attraverso i fumogeni, i quali hanno provocato circa 30 feriti. Medici Senza Frontiere teme che anche la frontiera macedone stia per essere chiusa definitivamente, non lasciando altra scelta ai migranti se non la via per l’Albania.
Il primo ministro albanese, Edi Rama, ha dichiarato al riguardo: «Non abbiamo la forza economica per sostenere da soli questa emergenza. Ma faremo la nostra parte». L’Albania è consapevole che a giorni verranno attraversati i confini da migliaia di rifugiati che, chiusa la frontiera a nord con la Macedonia, non avranno alternativa che continuare verso ovest, in direzione dell’Adriatico. La scelta di non erigere muri è sicuramente in controtendenza con le decisioni di molti altri Paesi balcanici. Rammentiamo, infatti, che Croazia e Serbia rimandano indietro i profughi dai luoghi di provenienza, l’Ungheria ha chiuso le frontiere, la Slovenia ha creato due campi profughi da dove far ripartire i migranti e, infine, l’Austria ha sospeso il trattato Schengen.
Nel ricordo di ciò che è già accaduto negli anni ’90 del secolo scorso, la naturale conseguenza dell’arrivo di migranti in Albania è l’esodo in Italia, precisamente in Puglia. Con l’arrivo della primavera, i Paesi che ancora accolgono profughi dovranno prendere le misure necessarie per fronteggiare gli sbarchi, nella speranza, assai flebile per molti, che una politica di sensibilizzazione all’accoglienza possa imporsi nell’intera Europa. E se l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ràad Al Hussein, definisce la chiusura delle frontiere «disumana e irrealistica», l’Europa deve in queste ore fare i conti anche con le borse in perdita e i prezzi in discesa, fenomeni accomunati sotto il nome di deflazione. Si preannuncia una primavera calda e non piacevole per molti Stati europei, ma soprattutto per migliaia di profughi stipati in Grecia, che teme di diventare «un magazzino di anime», e per chi, ancora più drammaticamente, si trova al di sotto del cielo siriano, nonché per tutte le nazioni che subiscono le conseguenze dei “litigi” tra superpotenze mondiali.
Viviana Giuffrida
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