CASTAGNETO CARDUCCI (LI) – Cosa ci fanno in un teatro qualche centinaio di cacciatori toscani e due rappresentanti del governo locale? A Castagneto Carducci, 300 cacciatori hanno partecipato a un incontro che si è tenuto la sera del 22 febbraio. Per fare il punto della situazione, l’incontro ha visto la partecipazione di vari gruppi di cacciatori provenienti dalla Val di Cornia, dalla Val di Cecina e dal livornese. La discussione ha reso partecipi i cacciatori, l’assessore della Regione Toscana Marco Remaschi e Gianni Anselmio, consigliere e presidente della Seconda Commissione Agricoltura e Ambiente. Al centro dell’incontro, è stato discusso il tema della legge obiettivo regionale, una legge che prevede circa 250.000 abbattimenti di cinghiali su tutto il territorio toscano. Da segnalare la presenza anche dei rappresentanti delle associazioni Federcaccia e Arcicaccia riunite nel CCT, Massimo Cocchi, Fabio Lupi e Franco Poli. Non è stata invece registrata la presenza di aziende private, come Beretta. La posizione dominante fra i cacciatori, era per lo più negativa, non si sentivano cioè soddisfatti, ma penalizzati dalla nuova legge. Insomma, grande mobilitazione, quando una passione non è solo culto dell’abbigliamento tattico, ma anche e soprattutto uno spirito condiviso. I cacciatori hanno discusso con i rappresentanti del governo locale del loro senso di penalizzazione rispetto a questa nuova legge, ponendo l’accento sull’esigenza che ogni Provincia possa rispondere per la propria realtà, auspicando che nella gestione della fattibilità e della logistica delle operazioni, si faccia affidamento ai distretti territoriali. In generale, è stata espressa una volontà da parte dei cacciatori, di voler partecipare attivamente ai tavoli di concertazione nelle fasi successive della stesura. Una maggiore capacità di discussione, quindi, ma anche un maggior affidamento nella gestione di questo tipo di tematiche, ai poteri locali.
La legge è stata definita non adeguata. Secondo le associazioni venatorie, infatti, la legge non ha preso in considerazione le richieste avanzate. Secondo gli amanti della carabina, infatti, la legge non è adeguata perché, in primo luogo, non prende in considerazione i costi fissi annuali dei cacciatori. In secondo luogo la legge non è equa per quanto riguarda il denaro che serve anche a ripagare i danni agli agricoltori. Sembrerebbe quindi una questione di denaro mal distribuito. Dei 100 euro che vengono versati agli ATC, una percentuale che va dal 40 al 60% è destinata a riparare i danni subiti dagli agricoltori e con la riforma delle Province, ogni ATC ha contribuito del 10% sul bilancio generale statale per tenere in vita il servizio delle ormai ex guardie provinciali. La questione ha toccato poi l’argomento delle aree vocate, che saranno oggetto di completa revisione per quanto riguarda le aree di caccia generali. Le risposte dell’assessore Remaschi sono state numerose, ribadendo lo spirito della legge, per la quale, serve una conoscenza più approfondita da parte dei cacciatori.
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