Parte alla grande la nuova stagione di NBA, con le due sfide inaugurali che riservano numerose emozioni: nella prima, i Cleveland Cavaliers superano per 102-99 i Boston Celtics alla Quicken Loans Arena, trascinati da un LeBron James che, nonostante l’infortunio alla caviglia che aveva costretto coach Tyronn Lue a utilizzarlo col contagocce nella recente preseason, riesce a fare la differenza e a portare i suoi alla vittoria, mentre nella seconda gli Houston Rockets passano al fotofinish sul campo dei campioni in carica dei Golden State Warriors: alla Oracle Arena finisce 122-121 per gli uomini di Mike D’Antoni, con James Harden sugli scudi. Debutto con poche luci per Chris Paul, che riesce comunque a dare il suo contributo e a mettere al servizio dei texani buona parte della sua esperienza e del suo talento, servendo ben 11 assist ai compagni. Osserviamo nel dettaglio quanto avvenuto nelle prime due gare della stagione 2017-2018 targata NBA, che si preannuncia a dir poco elettrizzante.
Ad inaugurare la nuova annata è la sfida tra Cleveland Cavaliers e Boston Celtics alla Quicken Loans Arena. Le due squadre si sono affrontate l’ultima volta in occasione delle finali di Conference dello scorso maggio, serie vinta dai Cavs per 4-1, e la scorsa estate hanno concretizzato una trade che ha infiammato il mercato estivo, con il passaggio di Kyrie Irving in quel di Boston e l’arrivo a Cleveland di Isaiah Thomas, Jae Crowder e Ante Žižić. In avvio di gara nessuna delle due squadre riesce a prevalere sull’altra, fino all’episodio che cambia inevitabilmente il match: nel tentativo di effettuare un alley-oop su assist di Irving, Gordon Hayward, il pezzo pregiato della free agency della squadra di Brad Stevens, è vittima di un grave infortunio alla tibia, fratturatasi in seguito a una caduta: per l’ex stella degli Utah Jazz, che lascia il campo in barella, il resto della stagione è in forte dubbio. L’episodio, oltre a privare Boston di uno dei suoi principali punti di riferimento, pone un freno all’entusiasmo dei tifosi della Quicken Loans Arena e dei giocatori delle due squadre. I Celtics, in particolare, faticano a ingranare e i Cavaliers ne approfittano, portandosi sul +18 al termine del primo tempo.
Nel secondo tempo gli ospiti rialzano la testa e si rimettono in carreggiata, pareggiando sul finire del terzo periodo e passando in vantaggio nel quarto, toccando il +4 con la tripla del 92-88 siglata da Jaylen Brown, miglior realizzatore dei suoi con 25 punti (11/23 dal campo). La reazione di carattere e di orgoglio dei Boston Celtics, però, non basta a limitare un giocatore stratosferico del calibro di LeBron James, che sotto pressione dà il meglio di sé e lo dimostra nell’ultimo quarto, in cui, tra giocate d’alta scuola, punti decisivi e assist preziosi per i compagni, permette ai suoi di portarsi sul 99-98 a poco più di un minuto dal suono della sirena, per poi servire a Kevin Love (15 punti e 11 rimbalzi per lui) un assist geniale per la tripla del 102-98 a circa 46 secondi dal termine e marcare adeguatamente l’ex compagno di squadra Kyrie Irving – autore di 22 punti e 10 assist – in occasione dell’ultima azione, con The Uncle Drew che tenta la tripla del possibile pareggio ma non riesce a centrare nemmeno il ferro. LeBron James, dal canto suo, fa registrare numeri impressionanti: 29 punti, 16 rimbalzi e 9 assist per The Choosen One, che conclude la sua prima sfida stagionale con una doppia doppia e sfiora la tripla doppia, risultando a dir poco determinante per il successo dei suoi Cavs. Da segnalare anche le prestazioni tutto sommato positive di Derrick Rose e Dwyane Wade, autori rispettivamente di 14 e 8 punti. Da segnalare, inoltre, una curiosa statistica sul fronte Boston: il rookie Jayson Tatum – che proprio i Cavs volevano prelevare nell’ambito della trade che ha portato Irving al TD Garden – è stato protagonista di un debutto da record, collezionando 14 punti e 10 rimbalzi: era dai tempi di Larry Bird, dal 1979 per la precisione, che un debuttante non metteva a referto una doppia doppia all’esordio con la maglia dei Celtics. Peraltro il leggendario Bird riuscì nell’impresa totalizzando proprio 14 punti e 10 rimbalzi. Cleveland si impone per 102-99 e batte per la seconda volta consecutiva Boston in casa, dopo il successo per 112-99 dello scorso 23 maggio in finale di Conference.
Per ciò che concerne la Western Conference, invece, la prima partita di una lunga serie è una di quelle sfide che tengono incollati gli appassionati del basket a stelle e strisce davanti allo schermo, ossia il duello tra i Golden State Warriors detentori dell’anello e gli Houston Rockets, che in molti considerano i candidati principali per raccogliere l’eredità dei ragazzi della Baia ad Ovest e inseguire il titolo. Teatro dell’incontro è la Oracle Arena di Oakland, in cui lo scorso 13 giugno, imponendosi per 129-120 ai danni dei Cleveland Cavaliers, i padroni di casa dei Warriors riuscirono a chiudere la serie delle NBA Finals sul 4-1 e a laurearsi campioni per la seconda volta nel giro di tre anni, succedendo proprio ai Cavs. Prima della palla a due, dunque, i californiani sono stati premiati per la straordinaria cavalcata dell’anno scorso, in cui furono capaci di perdere soltanto 16 partite su 99 tra regular season e playoff. Seppur privi di un giocatore determinante per gli equilibri dello scacchiere di Steve Kerr qual è Andre Iguodala, che partendo dalla panchina sa spesso rendersi decisivo, i Warriors partono comunque col piede giusto.
Ad aprire i conti è James Harden – che chiude a quota 27 punti, 10 assist e 6 rimbalzi (doppia doppia per lui) – quindi le triple di Klay Thompson e Stephen Curry permettono ai padroni di casa di prendere il largo e di portarsi sul 22-9 dopo poco più di cinque minuti di gioco. Harden rimette i suoi in corsa con la tripla del 21-24, per poi servire a Ryan Anderson l’assist per la tripla del pareggio. Il primo tempo si conclude sul 71-62 per Golden State, con Houston che, pur dovendo far fronte a una corazzata stellare, non accusa il colpo e resta sempre in partita. Nell’ultimo periodo, in particolare, è fondamentale anche il contributo dei vari Luc Mbah a Moute, Clint Capela, PJ Tucker e, soprattutto, Eric Gordon, quest’ultimo sempre in grado di fare la differenza e spaccare la partita entrando dalla panchina. L’ex Clippers e Pelicans mette a referto ben 24 punti, rivelandosi una vera e propria arma letale. Il distacco dai campioni in carica si riduce sempre di più, ma a poco più di sei minuti dal termine i Warriors sembrano prendere nuovamente il largo, con Thompson che mette a segno la tripla del 109-101 dopo che Anderson aveva fallito la chance di portare i suoi sul 104-106 su suggerimento di Harden (decisivo il blocco di Durant nella circostanza).
Ci pensa poi The Beard a lanciare un messaggio chiaro alla Oracle Arena: i Rockets non mollano e si portano a quattro lunghezze di distacco (107-111). Alla successiva tripla di Curry per il +7 (107-114) risponde la schiacciata di Capela su assist di Harden, quindi quest’ultimo serve PJ Tucker e gli consente di mettere a referto una tripla dall’angolo per il 115-118. Houston resta aggrappata al match con tutte le sue forze e a poco più di due minuti dal suono della sirena si porta sul 118-119 con una sontuosa tripla di Trevor Ariza, ben assistito da Ryan Anderson. Quest’ultimo a sua volta riceve da Eric Gordon, che con una gran giocata tiene vivo un pallone destinato a terminare fuori. A 44 secondi dalla fine i liberi di PJ Tucker (autore di ben 20 punti) permettono ai Rockets di portarsi in vantaggio di un punto (122-121), Nell’ultima azione del match, Curry sbaglia la tripla del possibile successo e Kevin Durant va a segno, facendo esplodere tutta la gioia della Oracle Arena. Il punto siglato da KD viene però annullato, in quanto l’MVP delle scorse Finals tira con un pizzico di ritardo rispetto al suono della sirena, come mette ben in evidenza il replay. Per il numero 35 sono 20 i punti totalizzati, con ben 8 palle perse. Finisce dunque 122-121 per gli Houston Rockets, che centrano un successo di misura in casa dei Golden State Warriors e cominciano nel migliore dei modi una stagione in cui sono chiamati a fare addirittura meglio della scorsa annata. Beffa amara per i campioni in carica: a farli sorridere soltanto l’ottima prova della new entry Nick Young e dell’irreprensibile Stephen Curry (23 punti a testa).
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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