Nella notte di ieri targata NBA non sono mancate sorprese, conferme ed emozioni. Siamo soltanto all’inizio, ma il basket made in USA viaggia già a mille. Tra le squadre più in forma di quest’avvio di regular season, spiccano gli Houston Rockets, che bissano il successo alla Oracle Arena con i Golden State Warriors andando a vincere anche in quel di Sacramento contro i padroni di casa dei Kings. Al Golden 1 Center finisce 105-100 per gli uomini di Mike D’Antoni, privi di Chris Paul e trascinati da un James Harden in forma smagliante. Successo anche per i San Antonio Spurs di Gregg Popovich, che si impongono per 107-99 all’AT&T Center contro i Minnesota Timberwolves senza Tony Parker e Kawhi Leonard: decisiva l’ottima prestazione di LaMarcus Aldridge. Cade, invece, l’altra franchigia texana, i Dallas Mavericks, sconfitti per 117-111 all’American Airlines Center dagli Atlanta Hawks, anche grazie al più che positivo debutto di Marco Belinelli con la squadra di Mike Budenholzer.
Vincono anche gli Utah Jazz (106-96 contro i Denver Nuggets in casa), i Memphis Grizzlies (103-91 contro i New Orleans Pelicans, cui non basta la coppia Davis-Cousins al FedEx Forum) e gli Orlando Magic (116-109 con i Miami Heat tra le mura amiche). Da segnalare, inoltre, l’ottimo debutto dei Detroit Pistons nella loro nuova casa, la Little Caesars Arena: contro gli Charlotte Hornets di Dwight Howard finisce 102-90. John Wall e Bradley Beal trascinano i Washington Wizards al successo per 120-115 contro gli ambiziosi Philadelphia 76ers, mentre ai Brooklyn Nets non basta un super D’Angelo Russell per superare l’ostacolo Indiana Pacers (140-131 per i padroni di casa ad Indianapolis) e i Phoenix Suns vengono travolti in casa dai Portland Trail Blazers, che li costringono al loro peggior debutto stagionale di sempre, riservandogli uno scarto di ben 48 punti: gli uomini di Terry Stotts vincono con un netto 124-76.
Vittoria pesantissima per i Milwaukee Bucks, che si impongono per 108-100 in casa dei Boston Celtics: seconda sconfitta in altrettante partite per i ragazzi di Brad Stevens. Nelle gare di ieri, invece, i Toronto Raptors superano agevolmente i Chicago Bulls per 117-100, gli Oklahoma City Thunder del big three Westbrook-George-Anthony strapazzano i New York Knicks (105-84) e i Clippers vincono per 106-92 il derby di Los Angeles con i Lakers. Analizziamo le prestazioni offerte da alcuni giocatori che sono finiti inevitabilmente sotto i riflettori, sia in positivo che in negativo, nelle due notti scorse.
JAMES HARDEN – Dopo la rocambolesca vittoria in casa dei Golden State Warriors, gli Houston Rockets erano chiamati a ripetersi contro i Sacramento Kings. I texani non hanno fallito la propria missione, affidandosi come di consueto alla loro stella principale: James Harden. Nonostante l’assenza di Chris Paul, out per un problema fisico, gli uomini di D’Antoni tengono sotto controllo la situazione dall’inizio alla fine del match, espugnando il Golden 1 Center per 105-100. The Beard risulta ancora una volta decisivo, mettendo a referto nuovamente 27 punti – impreziositi da 9 assist e 3 rimbalzi – e spaccando la partita con una serie di triple che affossano le residue speranze dei padroni di casa nel momento clou della sfida. Il vice MVP è un elemento imprescindibile per il sistema di gioco di Houston e per l’intero collettivo della franchigia texana e, dopo due giornate, è già a quota 54 punti, 19 assist e 9 rimbalzi, per una media di 27 punti, 9,5 assist e 4,5 rimbalzi: se è vero che è ancora troppo presto per tirare le somme, è pur vero che non ci sono dubbi sul fatto che l’inizio stratosferico di Harden e dei suoi Rockets lascia presagire un percorso ricco di soddisfazioni per i razzi. Può essere davvero l’anno della svolta per i Rockets e il Barba? Se il buongiorno si vede dal mattino, la risposta non può che essere affermativa.
JOHN WALL – L’anima dei Wizards è sempre lui. A Washington la point guard di Raleigh ha un’influenza notevole. Le sorti della franchigia guidata da coach Scott Brooks dipendono anche quest’anno prevalentemente dal numero 2, che ha sfruttato la prima occasione a sua disposizione, contribuendo in maniera determinante all’affermazione per 120-115 ai danni dei Philadelphia 76ers. Questi ultimi hanno un roster molto promettente, tra giocatori esperti come Amir Johnson, J.J. Redick e Robert Covington e giovani talenti del calibro di Joel Embiid (18 punti, 13 rimbalzi e 3 assist per lui), Dario Šarić, Ben Simmons, Markelle Fultz e Jahlil Okafor, ma non hanno potuto impedire la vittoria ai Wizards. Mattatore del match è proprio John Wall, che con i suoi 28 punti, 5 rimbalzi e 8 assist propizia la vittoria di Washington in coppia con Bradley Beal (25 punti, 6 rimbalzi e 4 assist). Il numero 2 dei Wizards, dunque, riesce a fare la differenza pur tirando con un 10/28 dal campo che rappresenta un dato non certamente esaltante rispetto a quello cui il talentuoso trascinatore di Washington ci ha abituati. Del resto, un vero campione sa mettere la testa fuori dal guscio e spostare gli equilibri anche nei momenti in cui non tutto va alla perfezione.
GIANNIS ANTETOKOUNMPO – Superlativa, sensazionale, stratosferica. Potremmo proseguire con innumerevoli aggettivi, ma forse bisognerebbe ricorrere a un vocabolario a parte, per descrivere l’incredibile performance con cui Giannīs Antetokounmpo ha disintegrato i Boston Celtics, ancora sotto shock per via dell’infortunio di Gordon Hawyard (che ha ringraziato pubblicamente tutti coloro che lo hanno supportato in un messaggio trasmesso in un video al TD Garden). The Greek Freak ha messo a referto ben 37 punti e 13 rimbalzi nel successo per 108-100 dei suoi Milwaukee Bucks, di cui addirittura 21 punti nel solo quarto quarto, dato che mette ancor più in evidenza la sua capacità non solo di prendersi la squadra sulle spalle (che, per quanto sono larghe, gli risulta anche piuttosto semplice), ma anche e soprattutto di essere decisivo nel momento della verità e di fare la differenza quando le cose cominciano a diventare più difficili. A soli 22 anni (ne compirà 23 il prossimo 6 dicembre), Antetokounmpo è già uno dei migliori della lega: nel suo repertorio c’è tutto e non è un caso se in molti lo considerano l’erede naturale di un mostro sacro qual è LeBron James. Al di là di paragoni tra due giocatori che fin qui hanno inevitabilmente attraversato una carriera diversa, è inevitabile pensare che la quindicesima (sì, avete letto bene) scelta del Draft 2013 sia destinato a diventare uno dei giocatori più influenti della lega negli anni a venire.
D’ANGELO RUSSELL – Ceduto la scorsa estate dai Los Angeles Lakers ai Brooklyn Nets dopo essere stato selezionato come seconda scelta assoluta al Draft 2015 dalla franchigia californiana, D’Angelo Russell ha iniziato alla grande la sua nuova avventura con i Brooklyn Nets, adattandosi sin da subito agli schemi di coach Atkinson e rivelandosi un giocatore ideale nel contesto newyorkese. I bianconeri, reduci da stagioni tutt’altro che esaltanti, sperano che il talento del playmaker di Louisville possa aiutarli a renderli maggiormente competitivi e, in questo senso, il primo match stagionale dà indicazioni importanti e positive. Il talentuoso classe ’96, infatti, ha messo a referto ben 30 punti nella sconfitta per 140-131 dei Nets in casa degli Indiana Pacers, mostrando di essere in grado di assicurare garanzie importanti e di poter essere l’uomo ideale per permettere a Brooklyn di uscire dal baratro. Ovviamente sarà necessario, sia per la squadra che per l’ex Lakers, proseguire sulla strada della continuità, onde evitare di gettare alle ortiche le proprie ambizioni di rinascita. D’Angelo Russell ha dalla sua numerose qualità tecniche e quest’anno potrebbe compiere il tanto agognato salto di qualità, quello che era mancato nel biennio trascorso con la casacca dei Los Angeles Lakers.
MARCO BELINELLI – Un nuovo inizio per la guardia di San Giovanni in Persiceto, chiamato a riscattarsi alla corte di Mike Budenholzer agli Atlanta Hawks, la sua settima squadra in undici anni di NBA. Non che per Marco Belinelli l’esperienza agli Charlotte Hornets di Michael Jordan sia stata negativa, ma è logico aspettarsi qualcosa in più da un giocatore del suo calibro. Nella sfida tra i suoi e i Mavericks all’American Airlines Center di Dallas, Belinelli ha messo a segno ben 20 punti in 25 minuti, risultando a dir poco determinante nel successo degli ospiti, facendo inoltre registrare un’ottima statistica al tiro da tre (4/6), 3 rimbalzi e 3 assist. L’ex San Antonio Spurs, dunque, è il protagonista principale della vittoria degli Atlanta Hawks, insieme al tedesco Dennis Schröder (28 punti e 7 assist e 13/26 dal campo): spesso sottovalutato e reduce da un più che positivo Europeo con la maglia della Nazionale italiana, anche per Belinelli potrebbe essere l’anno di una svolta significativa che possa permettere all’unico italiano vincitore di un anello di rilanciare la propria carriera sul prestigioso palcoscenico della NBA. A giudicare dal suo incoraggiante e promettente inizio, le premesse per portare a termine quest’obiettivo ci sono tutte.
KYRIE IRVING – Quasi impossibile mettere in discussione un giocatore del suo calibro, capace di formare una coppia a dir poco devastante con LeBron James e di portare i Cleveland Cavaliers a vincere il primo anello della loro storia, peraltro realizzando il canestro decisivo nella gara-7 delle NBA Finals contro i Golden State Warriors alla Oracle Arena. The Uncle Drew era ormai diventato un vero e proprio idolo per la tifoseria dei Cavs e probabilmente avrebbe raccolto l’eredità di LeBron James, sia sul parquet che nei cuori degli appassionati. La scorsa estate, però, la sua decisione di lasciare Cleveland e accasarsi ai Boston Celtics ha scosso profondamente tifosi e giocatori. Kyrie Irving ha debuttato con la squadra di Brad Stevens proprio contro i Cavaliers, offrendo una buona prestazione ma sbagliando la tripla del possibile pareggio. Nel secondo match in maglia Celtics, l’ex Cleveland aveva maggiori responsabilità, complice l’infortunio di Gordon Hayward, ma ha deluso le aspettative, totalizzando appena 17 punti e non riuscendo ad evitare la sconfitta interna contro i Milwaukee Bucks.
RUSSELL WESTBROOK – Sempre e solo lui. OKC quest’anno presenta in squadra altri due campioni del suo livello, Paul George e Carmelo Anthony, ma il vero trascinatore e principale punto di riferimento dei Thunder resta Russell Westbrook, capace di infondere sicurezza e fiducia ai suoi compagni e dare un contributo significativo alla sua squadra, sia in difesa che in attacco. La cosa che più stupisce di un fenomeno del suo calibro è proprio la generosità che lo contraddistingue: Westbrook, infatti, pur facendo spesso e volentieri registrare numeri da record in termini di punti realizzati, è anche un ottimo dispensatore di assist e quando si tratta di sacrificarsi per i compagni non si tira mai indietro. L’MVP non poteva che cominciare alla grande la sua stagione, con la tripla doppia – l’ottantesima della sua carriera – da 21 punti, 10 rimbalzi e 16 assist con cui il numero 0 porta gli Oklahoma City Thunder al successo per 105-84 ai danni dei New York Knicks alla Chesapeake Energy Arena.
KRISTAPS PORZIŅGIS – Per New York sarà presumibilmente un’annata difficile, forse ancor più di quella scorsa. Ripartire senza due giocatori del calibro di Derrick Rose e Carmelo Anthony non sarà affatto semplice, ma nella Grande Mela c’è anche chi guarda avanti e ripone fiducia in Kristaps Porziņģis, il gigante lituano cui i Knicks si affidano per ripartire. Non poteva che essere lui il principale protagonista della squadra newyorkese nel match con gli Oklahoma City Thunder: nonostante la sconfitta per 105-84, l’ala grande classe ’95 mette in evidenza tutta la sua intelligenza tattica e il suo talento e, soprattutto, una personalità piuttosto insolita per un ragazzo di 22 anni. 31 punti e 12 rimbalzi rappresentano statistiche a dir poco positive e – anche se la doppia doppia non è bastata ad evitare il ko ai suoi Knicks – hanno messo in luce il fatto che Porziņğis sia pronto per caricarsi il gruppo sulle spalle e diventarne il leader.
DEANDRE JORDAN – Una vita ai Los Angeles Clippers lo ha reso una vera e propria icona della squadra, un punto di riferimento imprescindibile per la franchigia californiana, che la scorsa estate ha perso quello che era indubbiamente il suo giocatore più forte e rappresentativo, ossia Chris Paul, passato agli Houston Rockets. DeAndre Jordan ha preso la decisione di restare alla corte di Doc Rivers e rimanere fedele alla causa dei Clippers e in molti ritenevano che senza CP3 avrebbe faticato e non poco. Il possente centro classe ’88 non ha perso tempo a dimostrare il contrario, rendendosi autore di una prestazione a dir poco magistrale contro gli acerrimi rivali dei Los Angeles Lakers: per lui 14 punti e ben 24 rimbalzi, per una bella doppia doppia che contribuisce e non poco al successo per 108-92 allo Staples Center. Per i Clippers non sarà facile confermarsi tra le prime quattro ad Ovest, ma i nuovi arrivati sembrano essersi integrati bene e quelli che già c’erano (Blake Griffin e lo stesso DeAndre Jordan) rappresentano delle vere e proprie certezze.
LONZO BALL – Per un protagonista sul fronte Clippers c’è uno che delude e non poco le aspettative per ciò che concerne i Lakers: si tratta dell’attesissimo Lonzo Ball, selezionato con la seconda chiamata assoluta al Draft dello scorso 23 giugno. Ad assistere all’esordio del nuovo numero #2 dei gialloviola sono arrivati tanti appassionati entusiasti, che lo acclamavano ogni qual volta toccava palla. Eppure Lonzo Ball non è riuscito a ripagare le attese, chiudendo la sua gara con appena 3 punti messi a referto, 9 rimbalzi e 4 assist, numeri che di certo non bastano a giustificare il clima che si respirava sulla sponda gialloviola di Los Angeles prima del debutto del classe ’97, considerato il giocatore da cui i Lakers dovranno ripartire per rinascere dalle proprie ceneri.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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