Nell’era in cui tutto si svolge alla luce del sole e alla portata di chiunque, il lungometraggio Short Skin si rivela un prodotto che capace di mostrare, in chiave cinematografica, la fase più difficile della vita di un essere umano, soprattutto di sesso maschile: la pubertà. Anche il sesso forte deve fare i conti con le complicazioni adolescenziali, senza potervisi sottrarre.
Dal 23 aprile 2015, la Good Films trasmette nelle sale cinematografiche il lungometraggio Short Skin – I dolori del giovane Edo, film che racconta di un ragazzo alle prese con il problema di non potersi masturbare, a causa di una malformazione al pene. L’idea del regista, Duccio Chiarini, è saltata fuori durante la lettura di un fumetto, la cui storia è molto simile alla pellicola stessa. Inoltre, il prodotto è nato con l’intento di parlare di una delle fasi più complicate della vita di un essere umano, soprattutto se di sesso maschile: l’adolescenza. Edo ha 17 anni e soffre di fimosi al pene, un restringimento (congenito o acquisito) dell’apertura del prepuzio (involucro cutaneo del glande). Il suo problema si acuisce quando, durante le vacanze estive, Edo si invaghisce di Bianca, una ragazza vicina di casa: il giovane, naturalmente, prova attrazione fisica verso di lei, ma non riesce a sfogare le proprie voglie a causa della patologia. Ciò lo fa soffrire, non solo perché è circondato da persone che non fanno altro che discutere di sesso, ma principalmente perché ritiene di non poter “fare brutta figura” sessualmente parlando, data la propria condizione di maschio. Alla fine, trova il coraggio e affronta una circoncisione.
L’adolescenza, età a cavallo tra l’infanzia e la maturità, è un periodo particolarmente delicato. I cambiamenti in cui è catapultato un essere umano, infatti, generano squilibri psicofisici: il mondo che comincia ad apparire non è più quello infantile e la volontà di sentirsi adulto senza però avere responsabilità provoca quella sorta di ribellione che sfocia in problemi i cui segnali non possono essere assolutamente tralasciati. Per i giovani, specialmente se di sesso maschile, la sessualità è proprio uno dei fattori che ricoprono il ruolo più rilevante nell’esistenza quotidiana. Il problema di Edo, quindi, investe moltissimi adolescenti, in particolare nel momento in cui si presenta l’occasione di avere il primo rapporto sessuale: l’erezione è per gli uomini sinonimo di virilità e mascolinità e, durante la pubertà, periodo in cui subentrano tantissime complicazioni, l’essere in grado di fare sesso dà dimostrazione di essere veri uomini. A causa delle difficoltà a cui vanno incontro gli adolescenti, volontariamente o meno, i medici asseriscono che la malattia che maggiormente li coinvolge è, non a caso, la depressione. Alla base di questo c’è la problematica del non riuscire a costruire relazioni stabili, oltre che l’ansia da prestazione scaturita dalla paura di fallire in quello che si fa.
Al giorno d’oggi, si è aggiunto anche il fenomeno della realtà virtuale, costruita da molti per paura della vita reale: numerose rapporti nascono e muoiono in Internet, accentuando la difficoltà nell’edificare legami concreti. Si prospetta che entro il 2020 la depressione sarà la seconda causa di inabilità e, attualmente, 15 persone su 100 ne soffrono. I ragazzi, le cui problematiche possono essere molteplici, hanno sempre bisogno di un supporto specialmente genitoriale, poiché convivono con una continua ricerca di stimoli intensi e di situazioni straordinarie, che possano farli sentire vivi e gratificati. L’esistenza di ogni giorno non sempre incentiva le nuove generazioni, le quali si trovano poi, per tale motivo, a convivere con i demoni dell’insicurezza, del vuoto esistenziale e dell’incapacità di gestire i propri impulsi, a volte anche violenti. Edo, a tal proposito, è il protagonista di un film, ma realisticamente mostra come non ci si dovrebbe arrendere di fronte alle difficoltà: tutti possono avere dei disturbi, compreso il sesso forte, tuttavia la fragilità non deve far credere che essere attori di frangenti pericolosi possa essere la soluzione alla noia. E, per quanto possano sembrare luoghi comuni, ci si dovrebbe sentire fortunati solo per il fatto di essere in vita, considerazione che a molti adolescenti e neo-adulti dei cosiddetti Primo e Secondo Mondo tende a sfuggire sempre più di frequente.
Anastasia Gambera
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