Yaser e Mohamed Jamous sono siriani, sono fratelli e sono rapper. Il duo che hanno formato si chiama “Refugees of Rap” ed è diventato celebre in Francia, Paese in cui si trovano dopo la migrazione. La loro musica interessa i giovani e sensibilizza sul tema dell’integrazione.
Quando si vivono tragedie del calibro di una terribile guerra, l’unico rumore che si ha nelle orecchie è quello dei bombardamenti. In questi casi è veramente difficile riuscire a spiegare in maniera efficace l’esperienza vissuta a chi non ha mai provato, fortunatamente, niente di simile. Di solito veniamo a conoscenza dei conflitti tramite i media, spesso però non riusciamo a farci un’idea concreta di quello che migliaia di persone sono costrette a subire sulla loro pelle quotidianamente. Yaser e Mohamed Jamous sono due fratelli siriani rifugiati in Francia. Per raccontare la loro storia utilizzano il rap: Refugees of Rap è il nome d’arte. Il loro modo di comunicare è diventato un esempio.
Sono cresciuti vicino alla capitale del Paese, Damasco, e hanno origini palestinesi. Già da molto giovani in Siria avevano creato un gruppo musicale nel 2007, di stampo rap, insieme ad altri due ragazzi (un altro siriano e un algerino). Con l’aggravarsi della situazione sociale e politica hanno deciso di emigrare, scegliendo come meta la Francia. Dal 2013 sono rifugiati in Normandia, ma non hanno mai smesso di fare musica, anzi, hanno utilizzato la loro espressione artistica per potersi permettere un alloggio e per raccontare la loro difficile storia. Il loro modo di comunicare, molto originale, li ha resi celebri. Nel 2014, infatti, hanno pubblicato l’album The Age of Silence e hanno fatto un tour nel Nord Europa.
Nel loro Paese d’origine i Refugees of Rap non avevano molta libertà d’espressione, invece in Francia hanno trovato più autonomia. Per farsi notare hanno messo da parte l’arabo e hanno tradotto i testi in francese, scavalcando il muro della lingua. La parte più interessante, però, è che hanno capito che il loro rap interessa ai più giovani. Da qui è nato un progetto speciale in cui la musica è diventata il veicolo di scambio. I due ragazzi sono stati invitati, lo scorso mese, in alcune scuole del nord della Francia per un laboratorio sul rap. Dopo aver cantato e raccontato la loro storia agli studenti, è toccato a questi ultimi provare a scrivere un testo hip-hop che comprendesse i temi trattati.
Yaser e Mohamed sono rimasti piacevolmente stupefatti dall’interesse che hanno suscitato negli adolescenti. Non è un caso che argomenti seri come l’esilio, la vita da rifugiati o il doloroso passato abbiano fatto breccia nel cuore dei ragazzi. Il merito è della musica che ha reso il tutto molto coinvolgente. A volte bisogna trovare un metodo comunicativo meno scontato per poter rendere stimolante una questione difficile. Questo è ciò che ha reso importante l’esempio dei Refugees of Rap, che dimostra ancora una volta che la musica può essere uno dei migliori processi di integrazione. Riesce a rendere vicine persone con una storia completamente differente, riesce a coinvolgere anche i più giovani, riesce ad insegnare e veicolare messaggi.
Sara Tonelli
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