In provincia di Agrigento possiamo ammirare l’area archeologica di Eraclea Minoa, antica Cattolica Eraclea, che costituisce un sito di notevole importanza, con un panorama da togliere il fiato: da un lato l’arco azzurro del golfo, mentre dall’altro, a strapiombo sul mare, le bianche rocce di Capo Bianco.
L’antico teatro greco di Eraclea, costruito alla fine del V a.C., fu riportato alla luce nel 1957. Esso si presenta con una cavea a 10 gradoni, divisa in 9 settori, che guarda verso il mare. Costruito ad incastro con conci di marna, il sito è dotato anche di antiquarium, dove sono conservati reperti archeologici rinvenuti durante le varie campagne di scavo. Gli scavi archeologici sulle rovine vennero intrapresi in modo sistematico dal 1950. La città viene considerata idonea per comprendere l’urbanistica delle città ellenistiche e romane: il teatro; il quartiere delle abitazioni ellenistiche e romane con impianto urbanistico ad “insulae”, separate da strade parallele. Si possono vedere anche i resti della cinta muraria della città costruita tra la fine del VI e la fine del IV secolo a.C., lungo circa 6 chilometri; a nord-est delle mura si riconoscono ancora otto torri quadrate. Il teatro greco fu individuato nel Settecento, ma portato alla luce soltanto nel 1953.
Il sito archeologico di Eraclea Minoa, col suo doppio nome, riconduce al mito del passaggio in una Sicilia antichissima, del semidio Eracle e del re cretese Minosse. Leggenda vuole che quest’ultimo venne sepolto in un mausoleo in queste zone, dopo aver tentato invano di farsi restituire Dedalo dal re sicano Kokalos. Al di là della mitologia, Eraclea Minoa, i cui resti sono ancora visibili, fu fondata dai selinuntini nel VI a.C. e spesso fu oggetto di contesa fra Selinunte e Akragas. Un itinerario che ci riporta ai tempi della civiltà greca, in una splendida riserva naturale a pochi passi dal mare.
Letizia Bilella
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