Manuel Maida, classe 1987 è uno stilista catanese trasferitosi a Milano che dopo una dura gavetta, nel 2013 è riuscito a creare il suo brand: la M-M, realizzando la sua prima linea di abbigliamento che comprende modelli unici di t-shirt. VdC lo ha intervistato per conoscere fino in fondo la sua storia.
Pieno di grinta e forza di volontà, Manuel Maida fonda nel 2013 la sua prima linea di abbigliamento la M-M che ora gestisce autonomamente dalla progettazione fino alla confezione dei capi. Dopo una gavetta in varie case di moda, diplomatosi nel 2009 a Catania presso l’Accademia Euromediterranea di moda, riscuote successo alla sua prima sfilata e durante lo stesso anno inizia a lavorare per l’atelier di haute-couture Ferrera. Nel 2010 affianca come costumista la stilista di alta moda Mariella Gennarino in un progetto per la creazione degli abiti della commedia teatrale La Lisistrata, interpretata al teatro antico di Siracusa. Successivamente decide di trasferirsi a Londra dove lavorerà all’interno dell’ufficio stile uomo, disegnando abiti per la nota azienda Primark. Nel 2011 torna in Italia e a Milano inizia a lavorare per alcune aziende: MSGM, Ana Sanchez e Who*s Who, ricoprendo diversi ruoli come illustratore, sarto/prototipista, creativo, modellista e grafico prodotto. Dal 2010 fino ad oggi, Manuel Maida inizia a lavorare anche come stylist e personal shopper per privati, shooting, presentazioni e campagne pubblicitarie. Contemporaneamente inizia a creare la sua linea di abbigliamento, la quale verrà distribuita in alcuni negozi italiani a Milano, Roma, Arezzo, Augusta e Catania. Da quel momento in poi decide di proseguire la sua strada come libero professionista e nel 2013 aprirà ufficialmente la prima linea di abbigliamento: la M-M. Voci di Città lo ha intervistato per scoprire da vicino i retroscena del mondo della moda:
Manuel, a quale età ti sei approcciato al mondo della moda? Quando hai realizzato di volerne far parte? Te ne sei appassionato fin da piccolo?
M:«In realtà a differenza di molti altri miei colleghi non ho avuto subito l’attitudine per la moda, diciamo che preferivo vestirmi bene o in modo estroso piuttosto che creare abiti. Poi, durante l’ultimo anno di liceo artistico una mia amica mi propose di partecipare ad una sfilata presentando delle t-shirt che in quel periodo “scarabocchiavo” durante le ore buca a scuola. La sfilata andò alla grande e alla fine decisi di far realizzare degli abiti. L’approvazione di chi aveva visto le mie creazioni mi spinse, così, a intraprendere gli studi di moda e quindi entrare in questo fantastico mondo».
Fra tutte le collaborazioni con vari brand qual è stata l’esperienza più bella? Vuoi raccontarci un episodio in particolare?
M:«In realtà ho sempre apprezzato tutte le collaborazioni o i brand per cui ho lavorato, anche perché operavo una selezione tra le varie aziende che mi proponevano un ruolo. Per dirla in breve, ho sempre preferito lavorare per i brand che apprezzavo di più, in modo da poter esprimere al meglio la mia creatività. Ma se devo proprio scegliere, ho apprezzato molto il lavoro che ho svolto con Primark, in quanto vedere le mie creazioni realizzate per un marchio molto famoso a Londra è stata una bella soddisfazione».
Numerose sono le critiche rivolte agli stilisti per la scelta di modelle anoressiche. Cosa ne pensi? La tua linea di vestiti a chi si adatta?
M:«Da professionista posso dirti che sicuramente una taglia 38 veste molto meglio che una 42 o 44, ma devo dirti che le mie scelte di target e comunque la stessa clientela mi hanno spinto sempre di più verso l’idea di creare modelli con taglie più grandi rispetto alla solita 38/40. Personalmente preferisco vestire una donna “vera” con forme e curve, senza eccedere naturalmente».
Preferisci uno stile eccentrico o minimal? Quali sono i tuoi stilisti preferiti? Se potessi scegliere una collaborazione con uno di essi con chi realizzeresti la tua prossima capsule collection?
M:«Attualmente sto vivendo una fase di cambiamento stilistico, ad esempio: se prima amavo molto le fantasie eccentriche e i volumi insoliti, adesso, pian piano, mi sto proiettando verso uno stile un po’ più minimal e semplice, puntando sulla sobrietà o eleganza. Uno stilista con cui collaborerei molto volentieri potrebbe essere Armani o YSL».
Quanto è stato difficile decidere di trasferirsi al nord per creare e ideare il tuo marchio? Quali consigli daresti ad un ragazzo che, come te, vuole creare un brand?
M:«Dire che è stato difficile è riduttivo, tuttora lo è, specialmente perché questo mondo è molto competitivo e anche se nessuno lo dice, a volte viene chiesto di scendere a compromessi o si è costretti ad essere sfruttati pur di fare gavetta. Questi sono alcuni dei motivi per cui ho deciso più di un anno fa, di creare un brand tutto mio. Che consiglio darei ad un giovane designer emergente come me? Al contrario di quanto ho appena detto, consiglierei tanta gavetta. Questo lavoro ti forma con l’esperienza sul campo. Ormai è facile intraprendere gli studi come fashion designer ma è molto difficile che da quelle accademie escano dei veri stilisti già pronti ad immettersi nel mercato. Quindi io dico:sicuramente prediligete la gavetta prima di intraprendere subito strade a volte inopportune».
Come ti vedi fra dieci anni? Hai altri progetti nella tua vita a parte essere stilista?
M:«Questa è proprio un’ottima domanda. Vi dirò, spero che tra 10 anni avrò raggiunto un livello tale da essere conosciuto nel mondo e magari sfilare nel calendario della fashion week insieme ad altri grandi della moda. Poi sicuramente vorrei anche intraprendere una strada imprenditoriale che mi permetta di lavorare anche in altri ambiti».
Un’ultima domanda prima di andare via, descrivici il tuo brand e le tue collezioni.
M:«Il brand nasce con l’idea di creare e realizzare dei capi nuovi, con un tocco avanguardista, mantenendo un carattere made in Italy. Realizzate principalmente con la tecnica hand-made e avendo le conoscenze professionali che variano dall’illustrazone alla confezione di ogni singolo capo, ho voluto creare delle capsule collections con uno spirito visionario. Tanto colore e soggetti iconografici si dipingono in ogni singolo capo. Le varie ispirazioni sono contrastanti, volutamente, creando un introspezione con quello che è il mio modo di essere che inevitabilmente si rispecchia nelle mie creazioni. Ecco cos’è il fantastico modo di M-M Manuel Maida».
Barbara Di Benedetto
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