C’è una tendenza particolare, al giorno d’oggi, per chi lavora in luoghi come pub, snack bar e così via: quella di improvvisarsi, molto spesso, barman (in America noti col nome di mixologist, ovvero “esperti in miscelazione”). Ci si avventura nella preparazione di bevande alcoliche e analcoliche le quali, prevalentemente nel primo caso, rischiano di provocare malori non indifferenti se non si è maestri nel mischiare liquori e altro. Coloro, invece, davvero competenti in materia, sanno come rendere un cocktail la bevanda più buona del mondo e non hanno bisogno di mettervi all’interno chissà quale ingrediente segreto. Tuttavia, un po’ tutti i barman, anche quelli di professione, tendono a sottovalutarne particolarmente uno: il ghiaccio.
Quasi tutti odiamo drink annacquati eppure, soprattutto in stagioni come quella estiva, il ghiaccio che si trova all’interno tende a sciogliersi molto più velocemente e, se presente in gran quantità, ad allungarli fastidiosamente tanto. Ciò di cui si deve, innanzitutto, tener conto, è il fatto che proprio questo elemento serve semplicemente a mantenere fresco il cocktail, non a raffreddarlo in sé (convinzione per la quale i barman credono di poter utilizzare anche alcolici caldi); inoltre, se si vuol mantenere il più a lungo possibile freddo l’aperitivo, bisogna servirsi di cubetti di ghiaccio più grossi del normale in modo tale che si sciolgano più lentamente e lo rendano meno diluito (un po’ come il classico Negroni Sbagliato). Cubetti dalle forme più strane e di piccole dimensioni, sono specifici per feste di compleanno e così via, poiché non contribuiscono affatto a refrigerare le bevande.
Un altro consiglio molto importante in termini di ghiaccio, è quello riguardante i contenitori e l’acqua che si impiegano. Come sappiamo un po’ tutti, una delle attitudini principali di questo liquido è di assorbire, inevitabilmente, il retrogusto dei recipienti in cui è contenuto assumendo un disgustoso sapore di plastica. Per evitare che questo accada è fondamentale usufruire di raccoglitori di ottima qualità. Per di più, meglio servirsi sempre di acqua non fuoriuscente dal rubinetto, ma di quella in bottiglia, affinché, una volta scioltosi il cubetto, non rilasci nel cocktail uno spiacevole saporaccio. In definitiva, è possibile, anche in casa propria, organizzare delle serate a tema di questo genere, solo che sarebbe indispensabile, almeno in precedenza, informarsi – magari attraverso la guida di John Thomas, Bartender’s Guide: How to mix a Drinks – su come mescolare alcolici e derivati, allontanando il pericolo di gravi sbornie e creando dei veri capolavori. Senza dimenticare il ghiaccio, ovviamente.
Anastasia Gambera
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