È risaputo che le droghe, di qualsiasi natura esse siano, creano dipendenza. Fra queste, le droghe psichedeliche, che generando nei loro consumatori sensazioni come di delirio e perdizione, hanno assunto importanza fondamentale nella vita di alcuni tossicodipendenti. Ma gli effetti provocati sono davvero così meravigliosi come sembrano?
Le droghe psichedeliche, meglio conosciute come allucinogeni – dal latino alucinàri, ovvero ingannarsi – occupano un ruolo rilevante fra le droghe esistenti in natura. Esse agiscono sul sistema nervoso centrale provocando un’alterazione delle percezioni, soprattutto a livello visivo, del pensiero, delle emozioni e dell’udito. La maggior parte sono di natura vegetale, ma con il passare del tempo ne sono nate altre di tipo sintetico o semi-sintetico.
Fra gli allucinogeni più comuni vi sono la marijuana, l’ecstasy, l’hashish e l’LSD. Secondo studi compiuti tempo fa, ognuno di questi stupefacenti esercita effetti psicofisici diversi sul corpo umano, determinati anche e soprattutto dalla combinazione con bevande alcoliche, dall’ambiente in cui si vive, dalle proprie abitudini, etc. Per citare alcuni di questi effetti, la marijuana determina: tachicardia, ipotensione ortostatica, lesioni bronchiali, rallentamento della motilità intestinale, riduzione della fertilità, apatia, sindrome amotivazionale e disturbi psichici; l’ecstasy cagiona effetti allucinogeni ed eccitanti allo stesso tempo, oltre che danni irreversibili al corpo umano, quali: affaticamento cardiovascolare, aumento della temperatura corporea, distruzione dei terminali nervosi, etc.; l’hashish eleva l’umore, facilita la comunicazione, ma modifica le capacità sensitive, causando paranoia, depressione, ansia e vomito.
Per quanto riguarda invece l’LSD, per la prima volta nella storia della medicina neurologica si è osservato un cervello sotto l’effetto di tale allucinogeno, frequentemente usato sebbene molto pericoloso. Lo studio, condotto dal dottor David Nutt, professore in neuropsicofarmacologia all’Imperial College London di Londra, sta facendo discutere moltissimo. 20 persone, di cui 15 uomini e 5 donne precedentemente consumatori di LSD, sono stati sottoposti alla somministrazione di 75 microgrammi della suddetta droga durante lo svolgimento di due tipi di imaging cerebrale: la Magnetoencefalografia e la Risonanza magnetica funzionale. I pazienti hanno dichiarato di aver provato ansia e nausea contemporaneamente, ma niente di particolarmente preoccupante. Lo studio del dottor Nutt intende dimostrare che la somministrazione terapeutica di questa droga, si presume, potrebbe portare alla sospensione della comunicazione fra alcuni importanti raccordi del cervello, determinando la cura di patologie come la depressione. La sostanza che derminerebbe queste importanti interruzioni è la Psilocibina che, secondo uno studio della Johns Hopkins University di Baltimora, genera notevoli cambiamenti positivi della personalità umana, come un’apertura mentale e creativa più spiccata. Va insomma ad agire al posto della serotonina, distruggendone il normale funzionamento.
Anche altre droghe come la cannabis vengono utilizzate come contraccettivi medici, specialmente per ridurre la nausea provocata dalla chemioterapia, e trattare i dolori fisici dei malati di AIDS o dovuti a spasticità muscolare. La prima documentazione che attesta l’uso della cannabis come medicinale, si trova nel libro Shennon pen Ts’ao ching – ovvero La grande Enciclopedia delle erbe medicinali dell’imperatore Shennong -, primo libro sulle erbe medicinali. Il loro uso è però previsto rigorosamente sotto prescrizione medica. L’uso di droghe, di qualsiasi genere esse siano, crea infatti dipendenza, ma è importante segnalare che chi fa uso di allucinogeni sviluppa ben presto una tolleranza verso di essi. Per l’appunto, man mano che passa il tempo, questi pazienti esigono dosi sempre maggiori per ottenere gli effetti desiderati. I cosiddetti “trip”, ovvero viaggi, di cui parlano i consumatori di LSD, corrispondono alle esperienze vissute da chi ne fa uso: distorsione della realtà, colori, odori e immagini amplificati, sensazione di atemporalità e incorporeità lungo tutta la durata degli effetti, suprema comprensione e onnipotenza. Vi sono però anche i cosiddetti “bad trip”: pensieri terrificanti, sensazioni di morte, ansietà e perdita del controllo che può portare alla pazzia. Gli effetti, generalmente, iniziano 30/90 minuti dopo l’assunzione dell’allucinogeno e possono avere un decorso di anche 12 ore.
In definitiva, a differenza di altri, alcuni si sentono di affermare che non vi sono droghe più o meno leggere, benefiche, appaganti o quant’altro, ma solo droghe, i cui effetti deleteri portano l’essere umano verso l’estraniamento non solo da sé stesso ma dal mondo intero. La sensibilizzazione è importante soprattutto nei ragazzi, il cui consumo sempre maggiore è diventato quasi un gioco.
Anastasia Gambera
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