In un periodo in cui femminicidio e gender gap sono all’ordine del giorno nella cronaca nazionale, Bologna dà il benvenuto a Senza Violenza: un centro a cui direttamente gli uomini maltrattanti potranno rivolgersi e trovare risposte.
BOLOGNA – Senza Violenza aprirà le sue porte in via De’ Buttieri 9 per due volte a settimana da Settembre 2017 e disporrà di una linea telefonica dedicata in tre fasce orarie differenti.
A promuovere l’iniziativa l’associazione omonima Senza Violenza, fondata da Paolo Ballarin, Giuditta Creazzo e Gabriele Pinto nel 2013, in collaborazione con ASP Città di Bologna (che fornisce la sede), ASC InSieme, Casa delle Donne per non subire violenza , il Comune di Bologna e l’Assessorato alle Pari Opportunità e Tutela delle Differenze.
Per comprendere meglio in cosa consisterà questo progetto, Voci di Città ha avuto l’opportunità di intervistare direttamente la copresidente dell’associazione Giuditta Creazzo:
1.Cosa ritenete essere alla base della violenza maschile sulla donna?
≪Le ragioni della violenza maschile contro le donne, le violenze che spesso coinvolgono anche i/le minori, sono complesse e molteplici, così come i contesti in cui accadono. Si parla spesso in letteratura della necessità di un approccio “ecologico” che consideri l’azione di fattori: di carattere sociale (norme sociali e culturali che non riconoscono alle donne piena libertà e sovranità su se stesse e sul proprio corpo); di carattere comunitario (indifferenza e/o accettazione di atteggiamenti misogini e/o discriminatori; impunità, mancanza di reazione sociale); di carattere relazionale (avere una posizione dominante nella relazione)o ancora di carattere individuale (essere stato vittima di violenza nella famiglia d’origine). Il convergere di questi fattori aumenta la probabilità che un uomo commetta violenza contro una donna spesso sua partner o ex partner≫.
2.Gli uomini si presenteranno autonomamente a chiedere il vostro aiuto? Pensate che ci siano molti uomini che hanno la consapevolezza e la volontà di ammettere a loro stessi di avere questo genere di problema?
≪Chiunque sia interessato a chiedere informazioni o a trovare “una sponda” può farlo direttamente. Una domanda di aiuto rivolta al nostro Centro può nascere dalla consapevolezza spontanea o indotta da altri di avere un problema con l’uso della violenza, dal timore di perdere la relazione con la partner o i figli/e e/o di incorrere prima o poi in comportamenti più gravi, passibili di sanzione penale, o irreparabili. É difficile dire quanti uomini ammettano di usare violenza e che questo sia un problema, ma in base alle esperienze anche italiane, il loro numero è aumentato. Vuoi per il mutato clima sociale e culturale nei confronti della violenza contro le donne, vuoi per la presenza di una risposta e di una proposta non criminalizzante per fare fronte al problema, rappresentata dai Centri e dai programmi rivolti agli autori≫.
3.Quale è il programma di recupero che propone la vostra associazione?
≪L’associazione intende porsi come interlocutore sul tema della violenza contro le donne innanzitutto a livello di cittadinanza, con l’obiettivo di promuovere un approccio centrato su un’assunzione di responsabilità maschile della violenza, volta a decolpevolizzare le donne che ne sono vittima e stimolare una riflessione critica sullo stato attuale delle relazioni fra uomini e donne. Gli interventi diretti a chi usa violenza possono essere individuali e/o di gruppo e fanno riferimento al modello elaborato da Alternative alla Violenza (ATV, Oslo, Norvegia)con cui i/le soci di Senza Violenza si sono formati. La durata dei percorsi è di circa un anno e prevede un focus approfondito sulla violenza, le sue conseguenze e sull’assunzione di responsabilità: perché la violenza è sempre “una scelta”. Il Centro opererà in collaborazione con i soggetti e le reti presenti sul territorio, impegnati a contrastare la violenza maschile contro donne e minori, una modalità di lavoro necessaria al fine dell’efficacia stessa degli interventi rivolti ai maltrattanti, che devono trovare risposte univoche e coerenti da parte di tutti/e≫.
4. Quante persone saranno coinvolte nella gestione di questo centro?
≪Nella fase di avvio dell’esperienza saranno impegnate 3 persone Paolo Ballarin, Gabriele Pinto e Giuditta Creazzo, 2 psicologi psicoterapeuti e una ricercatrice, di formazione giuridico criminologica esperta nel campo della violenza maschile contro le donne, che seguono da tempo la questione del Che fare? Con gli autori di violenza. Se il sostegno del Comune di Bologna ce lo permetterà e se l’iniziativa avrà successo, l’obiettivo è di arrivare a 5 nell’anno successivo e di allargare la base associativa volontaria≫.
Giulia Bergami
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