BOLOGNA – I giovani bolognesi nati negli anni ’70 e ’80 hanno i loro miti dai quali sono stati accompagnati durante il periodo adolescenziale. Bologna è la città del “mai troppo” compianto Lucio Dalla, nelle osterie fuori porta Francesco Guccini accordava la sua chitarra e dava inizio ad una musica cantautorale nuova e popolare. Poco distante, tra Modena e il capoluogo emiliano, Vasco Rossi infiammava i suoi primi fan per mezzo delle radio libere, mentre, negli anni ’90, uno studente di nome Cesare Cremonini trascorreva le ore di filosofia del liceo componendo i suoi primi versi e musicandoli con il suo gruppo, i Lunapop.
Tra questi, il più timido e riservato (e forse proprio per questo il più vicino agli animi adolescenziali) è stato Luca Carboni. Giovanissimo propose i suoi testi a Lucio Dalla che fu il primo a credere in lui, vedendo nel giovane cantante alle prime armi una malinconia e una semplice profondità che avrebbero accompagnato i testi di Carboni, e li accompagnano tuttora. Il carattere intimista e riflessivo lo ha sempre avvicinato agli animi dei più giovani, tanto che è stato da guida per quegli adolescenti che negli anni ’80 hanno visto in lui un cantore delle loro tribolazioni interiori, non solo di carattere esistenziale, ma anche sentimentale e sociale.
Dal 21 Agosto il suo ultimo singolo, Luca lo stesso, che anticipa l’uscita del suo prossimo album POP-UP per il 2 Ottobre, è una dichiarazione di come il cantante non sia mai uscito dai suoi binari tracciati fin dalle prime canzoni. Luca è lo stesso quando parla d’amore, quando parla di sé, quando sguazza nella solitudine osservando il mondo con incanto e con la sua personale malinconia. Luca è ancora maestro di quell’angoscia intima che appartiene a tutti gli essere umani, e disarma, quasi, per come è in gradi di scoprirla e cantarla, portandola nuda davanti agli occhi, e alle orecchie dei suoi ascoltatori, di quegli spettatori che non ha mai tradito. Con semplicità ha insegnato quanto sia bella la vita: «Basta non farsi mai prendere in giro o, almeno, non farsi portare lontano vedi che bella la vita basta andare più piano». Ha fatto innamorare con le sue verità sull’amore: «E non c’è niente da capire, e non c’è niente da spiegare, perché l’amore non ha parole e poi ti toglie anche la voce», ha sorretto la solitudine di tutti quando, dopo aver acquistato una moto di seconda mano, ha intonato, solitario sulla riviera: «Mare, mare, mare ma sai che ognuno c’ha il suo mare dentro al cuore, sì, e che ogni tanto gli fa sentire l’onda».
I suoi fan ora attendono il solito Luca, sempre lo stesso, che si chiede, ancora: «A cosa serve l’amore?»; un tema sempre presente nei suoi testi, tra gioia e tristezza che questo sentimento sempre dà. Si rivolge alla sua donna quando canta «Amami ancora adesso, sono sempre Luca lo stesso», ma è come se si rivolgesse ai suoi sostenitori, che, sicuramente, continuano ad amarlo, proprio perché sempre lo stesso, proprio perché ha dato prova di poter essere sempre la stessa persona, pur nel turbinio di una vita che tende a cambiare animi e cuori con i suoi sbalzi e le sue onde.
Luca Occhilupo
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