Dal punto di vista musicale il 2014 è stato un anno davvero interessante. Sono emerse molte realtà italiane e diversi artisti internazionali hanno continuato a produrre musica, se non addirittura sperimentato qualcosa. Fare una classifica dei migliori album dell’anno è per certi versi impossibile, se non di per sé errato; ecco quindi alcuni album usciti nello scorso anno che vale davvero la pena ascoltare:
Be forest – Earthbeat
Con l’uscita del loro secondo album il trio di Pesaro si afferma definitivamente sulla scena musicale internazionale e nazionale, sebbene il successo all’estero, confermato da diversi tour europei e uno negli Stati Uniti, sia stato maggiore rispetto a quello nel Paese di origine. Con Earthbeat i Be Forest riescono a confermare lo stile unico che li aveva fatti emergere con Cold, riuscendo comunque a rinnovarsi nel sound. Si passa, come suggeriscono i titoli, da sonorità più fredde e taglienti a melodie più calde e accoglienti. Tutti gli strumenti si fondono per creare melodie uniche, capaci di trasportare l’ascoltatore in mondi misteriosi e affascinanti, dai quali non si ha più voglia di ritornare.
Schonwald – Dream for the fall
Ancora italiani a differenza di quanto si possa pensare; gli Schonwald creano una piccola perla quale è Dream For The Fall. Suoni duri e acidi, arricchiti da potenti effetti, caratterizzano il lavoro di questo particolare duo, che riesce perfettamente a rielaborare quelle sonorità new wave e dark in chiave ancor più moderna. La ripetizione costante dei versi, scandita dai ritmi della batteria elettronica è sicuramente d’effetto e rende unico ed etereo il sound di questa novità italiana. Un piccolo trip forse apprezzato da pochi, ma che merita sicuramente una possibilità.
Julian Casablancas + The voidz – Tyranny
Meglio noto come frontman degli Strokes, Julian Casablancas aveva già avuto una parentesi da solista. Stavolta si allontana prepotentemente dal pop di Phrazes For The Young e si avvale della collaborazione dei The Voidz per questa nuova produzione. Tyranny è stato considerato uno degli album più belli e particolari dell’anno. La cattiveria, nonché la fredda consapevolezza presente nei testi, che inneggiano a quel lato in penombra degli Stati Uniti, visibile e allo stesso tempo oscuro, viene espressa al massimo dalla voce di Julian, capace di giocare con maestria sulla sua forte estensione vocale; se a questo aggiungiamo il lavoro strumentale dei The Voidz il risultato è quasi un ossimoro: la tracklist è caratterizzata da diverse sonorità, che a primo impatto sembrano andare ognuna nella propria direzione, ma che nel complesso trovano una forte componente melodica, riuscendo a coniugare elementi punk e alternative con l’elettronica. Ascolto consigliatissimo a chi segue gli Strokes e Casablancas in generale e a chi cerca musica potente, ma mai banale.
Gill – Chi ha ucciso Luigi Tenco?
Gianluca Gilletti, in arte Gill, potrebbe considerarsi il nuovo volto del cantautorato italiano. In un periodo in cui nascono sempre più cantautori indie (di cui molte volte non se ne sente davvero il bisogno), Gill porta una ventata d’aria fresca nella musica italiana. Un album ricco di contenuti testuali, ma così semplice nella sua realizzazione musicale: sono stati usati, infatti, solamente strumenti analogici. Il nuovo che riprende il vecchio, un po’ come le varie citazioni sparse nel disco. Ecco quindi che, così come la voce di Gill, le diverse tracce variano largamente, a volte dolci e calme, a volte più crude e ciniche. Un album che “sbatte in faccia” quella che è la realtà dell’Italia moderna, specialmente a livello musicale, come ci testimonia l’ultimo, promettente, brano Visualizzazioni.
Johann Sebastian Punk – More Lovely and More Temperate
Forse il miglior esordio italiano del 2014, More Lovely And More Temperate segna l’inizio di una grande carriera per i Joahnn Sebastian Punk, gruppo di Bologna capitanato da Massimiliano Raffa. Il disco presenta una notevole maturità artistica, riconoscibile dall’uso di moltissimi strumenti in sala di registrazione. Raffa riprende il senso estetico della musica barocca, rivisitandolo sotto diversi aspetti e contaminandolo con punk, pop e progressive, per un’esperienza senz’altro nuova e appagante. Di sicuro una band da tenere d’occhio per il futuro; è necessario non far passare inosservati questi piccoli, grandi gruppi che l’Italia continua a sfornare di anno in anno.
Veive, antica divinità etrusca della vendetta. E la cura? La musica. Curare quei sentimenti negativi, di odio e di rivalsa con la musica. Ecco quindi che dalla mente di Davide Iacono, giovane musicista siciliano, nasce il progetto VeiveCura. Goodmorning Utopia è probabilmente uno dei più bei dischi dell’anno appena passato. Il pianoforte fa da padrone, ma l’intero album è ricco di strumenti di tutti i tipi: archi, fiati, chitarre e numerosi effetti elettronici. Una piccola orchestra che riesce a catturare l’ascoltatore con melodie dolci e particolari. Accostati spesso anche ai SigurRos, i VeiveCura viaggiano a cavallo di ethereal pop e post rock, riuscendo, per 34 minuti, a farci dimenticare tutto, schiavi oramai di questo sogno musicale. Un disco da ascoltare e riascoltare, ma soprattutto un esperienza musicale da ammirare dal vivo; provare per credere!
Have a nice life – The Unnatural World
Sei anni dopo l’esordio con Deathconsciousness, perla osannata fino agli angoli più remoti del web, il duo composto da Dan Barrett e Tim Macugatorna, finalmente torna sulla scena con un nuovo album. The Unnatural World probabilmente non riesce ad eguagliare l’atmosfera oscura, pesante e allo stesso tempo così meravigliosa del primo lavoro del gruppo, ma non delude le aspettative. È infatti percepibile una grande maturità che permette al duo di miscelare con successo stili diversi, dal post punk all’industrial alla new wave, il tutto condensato nell’aria cupa che caratterizza il gruppo e lo rende, fin dall’esordio, così affascinante e singolare. Sicuramente una delle uscite più particolari dell’anno, che tiene fede ai presupposti di totale indipendenza musicale da parte della band.
È il 2008 quando nasce Sleep Party People, il “bedroomproject” di Brian Batz che riesce, col primo album omonimo, a creare un’atmosfera magica e a tratti malinconica che rende l’ascolto una delle esperienze più strane e allo stesso tempo dolci degli ultimi anni. Nel 2014 esce il terzo album della band, Floating. A differenza dei primi due lavori certamente più cupi, caratterizzati dalla fortissima e, a tratti, disturbante distorsione della voce di Brian, il risultato è un album più accessibile, che perde un po’ quella stranezza che aveva caratterizzato i primi album, ma che allo stesso tempo risulta godibile e mai scontato. Le tracce riescono a tenere quella componente eterea e onirica, rendendosi al tempo stesso più tangibili. Con Floating gli Sleep Party People pongono l’ennesimo tassello verso la definitiva consacrazione come una delle più particolari realtà della musica europea.
Raffaele Auteri
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