Una storia di determinazione, passione e coraggio è quella vissuta da Ahmad Joudeh. Il ballerino siriano palestinese ha coronato il suo sogno, vincendo la paura dell’Isis, delle minacce e delle violenze. A ritmo di danza è riuscito a crearsi un futuro e a conoscere il suo idolo.
Ahmad Joudeh nasce del 1990 nel campo profughi di Yarmouk (Damasco), da padre palestinese e madre siriana. Fin da piccolissimo ha sempre avuto un pensiero fisso: la danza. Ballare, infatti, diventa l’attività più importante della sua vita. Nonostante la contrarietà del padre, e le ripetute percosse subite, il ragazzo non perde di vista il suo sogno. Si diploma all’Higher Institute for Dramatic Arts di Damasco, si unisce alla compagnia dell’Enana Dance Theater e partecipa a balletti e tournée. Già a soli 17 anni inizia a insegnare danza ai bambini siriani, soprattutto agli orfani, per trasmettere speranza. Dal 2011 la Siria cade nelle mani dello Stato Islamico, la guerra porta distruzione e fondamentalismo.
La danza è considerata dai fondamentalisti una libertà da non concedere. Inoltre se a ballare è un uomo la situazione peggiora, perchè è un ambito visto come prettamente femminile. Nel periodo della guerra la casa di Ahmad Joudeh viene bombardata, muoiono alcuni membri della sua famiglia e lui si trova a vivere in una tenda sul tetto della casa di amici. Anche in queste difficili condizioni continua a danzare e ad insegnare ai bambini. Nel 2014 partecipa alla versione araba del talent So you think you can dance, ma non vince in quanto palestinese senza identità nazionale. Da quel momento partono le esplicite minacce di morte dell’Isis nei suoi confronti. Per il califfato è inaccettabile un ragazzo che balla e che trasmette ad altri questa passione.
Come ha sempre fatto nel corso della sua vita, Ahmad Joudeh reagisce alle minacce in maniera concreta. Decide di tatuarsi sul collo, dietro la nuca, la scritta “Dance or die” (danzare o morire). Il tattoo si trova nel punto preciso in cui i boia infilano il coltello per tagliare la testa. «Così lo avrebbero saputo anche loro: non ci sono altre strade per me, se non la danza», spiega il ballerino a Repubblica. La sua storia particolare inizia a diffondersi, tanto che il giornalista olandese Kaboly realizza un documentario facendolo diventare un simbolo della lotta contro l’Isis. Il direttore del Dutch National Ballet, colpito dalle capacità e dalla grazia di Ahmad, lo invita a studiare ad Amsterdam creando la raccolta fondi Dance for peace per mantenerlo.
Così Ahmad Joudeh si trasferisce in Olanda e inizia il suo training. Proprio grazie a questa enorme opportunità, realizza uno dei suoi più grandi sogni: conoscere l’étoile Roberto Bolle. «Non stavo più nella pelle. Bolle è sempre stato il mio idolo. Da bambino studiavo i suoi balletti di nascosto, cercavo di rifare i suoi movimenti», ha raccontato a Repubblica. Bolle, dopo averlo conosciuto, ha preso molto a cuore il suo vissuto. La loro amicizia si è fortificata, tanto che i due si esibiranno insieme il 1° gennaio 2018 in occasione dello spettacolo che sarà in onda su Rai Uno. I drammi del ballerino siriano lo hanno portato a non mollare mai, ha, però, ancora un ultimo sogno nel cassetto: poter tornare in Siria e danzare in pace.
Sara Tonelli
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