VILLAFRANCA SICULA (AG) – Villafranca Sicula è un piccolissimo centro in provincia di Agrigento con poco meno di 1400 abitanti. È la cittadina natale del barone Eucarpio Musso, il cui figlio Giuseppe Antonio fu il benefattore di tanti villafranchesi, lasciando loro in eredità piccoli appezzamenti di terreno.
Villa Musso era la residenza ufficiale del barone Eucarpio e della moglie Angelica Caldara. Una villa campestre che si estende su un’area pianeggiante pavimentata. Una parte del piano terra veniva utilizzata come stalla e magazzino, un’altra parte come abitazione così come il piano superiore che si estende per tutta l’area dell’immobile. Gli ingressi erano chiusi da meravigliosi portoni in legno su cui tutt’oggi campeggia lo stemma di famiglia. Tra i due portoni simmetrici, internamente si trova l’atrio della villa, in cui si affaccia l’intero appartamento padronale. Un ingresso principale maestoso, da cui il barone accedeva a cavallo o in carrozza. Nel dopoguerra molti oggetti che si trovavano all’interno della villa sono stati rubati, cosicché ad oggi non esiste nulla che ci fa risalire al suo originario splendore.
Accanto alla villa si trova una piccola cappella gentilizia che conserva le spoglie mortali del barone Eucarpio e del figlio Giuseppe Antonio, mentre la madre di quest’ultimo, Angelica, si trova all’interno della chiesa di San Giovanni Battista a Villafranca Sicula.
Angelica Caldara morì giovanissima, all’età di 28 anni, ufficialmente per malattia, ma la leggenda vuole che la moglie del barone (imparentata per parte di madre con gli Agnello di Siculiana) fosse una donna di una bellezza assai rara e che il marito ne era tanto innamorato quanto geloso, anche se la giovane consorte non gli diede mai motivo di esserlo.
Ma il paese è piccolo e la gente mormora, tanto che le gentilezze della baronessa furono travisate fino al punto che le male lingue misero in giro voci maligne che non tardarono ad arrivare alle orecchie del barone, facendolo diventare sempre più sospettoso. Iniziò a spiarla, divenne sempre più duro con lei, le proibì di uscire anche per recarsi a messa, se non con lui, e di ricevere visite. Fino a quando una sera, durante una delle ormai consuete scenate di gelosia, la uccise. Si pentì immediatamente del suo gesto, tentò in tutti i modi di salvarla, ma non ci fu nulla da fare. Angelica spirò tra le braccia dell’unico uomo che aveva mai amato, morì guardando Eucarpio con uno sguardo pieno d’amore.
Considerato che il barone proibiva alla moglie di uscire già da tempo, la gente non fece fatica ad accettare la notizia che la baronessa fosse morta in seguito a malattia. Il suo corpo fu sepolto all’interno della chiesa di San Giovanni Battista (ad oggi è ancora visibile la tomba), dove ogni giorno il barone si recava e passava lunghe ore a parlare con la moglie, chiedendo il suo perdono. Fece questo per tutti i giorni che gli rimasero da vivere.
Erano una coppia bellissima, Angelica ed Eucarpio, molto innamorata, e ancora oggi si racconta che nelle notti d’autunno, sul tetto di Villa Musso, si vedono gli spiriti dei due giovani sposi danzare al ritmo di valzer, come nel giorno delle loro nozze. Chissà quale parte di questa leggenda, che ricorda molto i racconti di Oscar Wilde, sia vera, ma a noi piace pensare che alla fine i buoni sentimenti prevalgano sempre.
Letizia Bilella
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