PALERMO – Quanto tempo serve all’illegalità per tramutarsi in legalità? Nel caso della villa di Totò Riina, ben ventidue anni. Era il 1993, infatti, quando il malavitoso, rifugiato nella sua lussuosa villa, è stato arrestato dalla CRIMOR (squadra speciale dei ROS, Raggruppamento Operativo Speciale) dietro l’angolo di casa. La villa di via Bernini 54, nel rione Uditore, è stato l’ultimo rifugio dell’ex latitante prima di cadere nelle mani della giustizia, località in cui viveva senza troppe preoccupazioni con moglie e figli.
Nella settimana in cui si ricorda la scomparsa di Peppino Impastato e la sua lotta alla mafia con l’inossidabile ricordo di Radio Aut, giunge una notizia applaudita da associazioni antimafia e cittadini siciliani. Ennesima dimostrazione che in Sicilia la lotta contro l’illegalità non ha mai fine e che, seppur simbolicamente, la mafia riceve un altro colpo dalla legalità: la villa di Totò Riina, infatti, diviene una caserma dei Carabinieri. Proprio la residenza che sin dalla nascita (stranamente non abusiva in quanto edilizia) è stata macchiata dei crimini dell’ex proprietario adesso è simbolo della legalità. L’immobile, confiscato nel 2007 da parte del secondo Governo Prodi, solamente dopo ventidue anni dalla cattura del criminale è stato consegnato l’nelle mani pulite dello Stato. Alla residenza non mancava nulla, poiché il criminale voleva che la propria famiglia vivesse nell’incanto del piacere, anche se ogni elemento crogiolava del sangue di succubi della malavita: alberi, prati all’inglese, piscina e molti ornamenti dorati. In via Bernini 54 adesso si respira tutt’altra aria.
Con la cerimonia d’inaugurazione, avvenuta la settimana scorsa, la villa è stata trasformata in una caserma dei Carabinieri di Palermo. All’evento erano presenti diversi esponenti dell’Arma e dell’attuale Governo: il ministro dell’Interno Alfano, il comandante generale dei Carabinieri Del Sette, il direttore dell’Agenzia dei Beni Confiscati Postiglione, il sindaco di Palermo Orlando, il procuratore generale di Palermo Scarpinato, i comandanti regionali e provinciali dell’Arma Governale e De Riggi, ma soprattutto tanti giovani studenti di scuole elementari e medie simbolo di una Sicilia che vuole cambiare. Riadattata all’esigenze dei militari che vi opereranno all’interno, l’ex villa di Totò Riina è stata intitolata al maresciallo Mario Trapassi e all’appuntato Salvatore Bartolotta, medaglie d’oro al valore civile, brutalmente trucidati nell’attentato in cui ha perso la vita il giudice Rocco Chinnici, durante la strage del 29 luglio 1983. La nuova stazione dei Carabinieri di Palermo è un simbolo, come ricorda Alfano: «Lo Stato ha vinto e la mafia perde. Ne è prova il fatto che l’ultimo covo del boss Totò Riina ospita ora una caserma dei Carabinieri». Orlando ringrazia, dal canto proprio, l’Arma per «l’impegno quotidiano profuso contro cosa nostra e per il colpo durissimo inferto il 15 gennaio 1993 con l’arresto da parte del boss Riina, evento che ha cambiato i connotati della nostra realtà».
Marco D’Urso
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