BOLOGNA – Potere e democrazia nell’età globale: questo è stato il tema del dibattito che si è svolto lunedì 21 settembre nella Sala dello Stabat Mater, all’interno della biblioteca dell’Archiginnasio, in occasione della presentazione del secondo numero di Pandora, rivista di teoria e politica gestita da un gruppo di giovani, tutti sotto la soglia dei trent’anni. Hanno preso parte all’evento Carlo Galli, parlamentare e professore ordinario presso il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà, Gianfranco Pasquino, accademico considerato fra i massimi esperti di scienza politica a livello internazionale e Paolo Capuzzo, professore associato presso il Dipartimento di Storia, Culture Civiltà. Moderatore della conversazione è stato Giacomo Bottos, direttore della rivista Pandora.
«L’aspetto che più mi ha incuriosito della rivista? Il fatto che a gestirla sia un gruppo di giovani. Ma giovani non secondo gli standard italiani, ovvero dai quarant’anni in su, ma giovani per davvero» ha esordito l’on. Galli, il quale ha poi sottolineato la forza della gioventù, capace di adoperarsi in uno «sforzo di comprensione verso le strutture portanti della società, volto alla scoperta delle sue contraddizioni ed ambiguità e, quindi, ad un eventuale superamento dello status quo». Proprio in questa peculiarità di saper rompere con la narrazione a senso unico e con «l’assioma della politica odierna, ovvero che non esiste alternativa all’attuale modello ordoliberale», egli indica le virtù dei giovani, chiamati a risvegliare un fervore di idee pressoché assente nell’attuale «deserto culturale».
In seguito a questo invito alla ribellione intellettuale, l’attenzione viene spostata verso i temi citati all’inizio, ossia democrazia e potere. Sempre l’on. Galli, riprendendo un concetto presente all’interno di un articolo della rivista, sottolinea come la democrazia consista nella libertà di esercitare il proprio pensiero critico, allo scopo di smontare e creare paradigmi alternativi a quello esistente. Sulla democrazia prende la parola il prof. Pasquino, che riparte dall’etimologia stessa del termine, «governo del popolo», arricchendola però della definizione conferitale da Lincoln: «governo del popolo, governo dal popolo, governo per il popolo», evidenziando come gli strumenti della partecipazione diretta o indiretta (attraverso le elezioni) debbano essere affiancati dal perseguimento dell’interesse generale dei cittadini.
Interessante poi il diverbio sul tema del potere, riguardo al quale l’on. Galli ha usato gli aggettivi di «onnipervasivo, circolare e difficile da svelare, così trasparente da non ammettere opacità ed asimmetrie». Il prof. Pasquino, al contrario, ha precisato come «non sia utile parlare di potere, bensì di più poteri, facilmente identificabili dalla pubblica opinione, che sono talvolta dispersi, ma sempre pronti a concentrarsi nuovamente in casi di emergenza».
Circoscrivendo, infine, il ruolo del potere alle sfide della globalizzazione, il prof. Capuzzo ha messo in luce come i singoli Stati, quale l’Italia, possono solamente risultare «subalterni nell’ambito di uno scenario internazionale privo di una bussola», cioè di una potenza egemonica in grado di essere l’asse portante della geopolitica globale. D’altronde, al giorno d’oggi, si assiste non tanto ad una mancanza di potere, quanto alla mancanza di un potere egemonico, assenza che si ripercuote non soltanto sulla scena globale, ma anche nell’ambito delle istituzioni delle democrazie occidentali, dei partiti e delle forze sociali.
Si conclude così un dibattito teorico sui grandi temi del presente e del futuro, con la speranza che, almeno nel piccolo, ciò abbia aiutato a smuovere qualche idea in quel triste «deserto culturale» in cui siamo immersi e da cui si fa estrema fatica ad uscire.
Lorenzo Guasco
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