BOLOGNA – Il 4 ottobre 2018 si è svolta la tradizionale festa San Petronio, il patrono della città: un’occasione per passare del tempo con famiglia e amici e fare una passeggiata in centro. Oltre ai festeggiamenti religiosi correlati alla ricorrenza, sono stati numerosi gli eventi che hanno vivacizzato la giornata: dal lancio dei paracadutisti in Piazza Maggiore, dalle esibizioni di Hockey in carrozzina elettrica del Rangers Antal Pallavicini, al grande concerto con Fiordaliso, Alexia e Giò di Brutto e ai fuochi d’artificio da Palazzo d’Accursio alle ore 23:15 per finire la serata in bellezza.
È tornata la settima edizione del Festival del Tortellino, programmato dall’associazione Tour tlen. I migliori chef hanno proposto ventiquattro stuzzicanti ricette con protagonista il re delle specialità culinarie emiliane, con un unico regolamento: rispettare la forma del tortellino e utilizzare la sfoglia tradizionale. Poi, si è tenuta la quinta edizione della Festa di Strada a Porta Castiglione, sostenuta da negozianti e artigiani della via in collaborazione con Conficommercio Ascom Bologna. L’area è stata resa percorribile da via del Castello fino ai Viali con negozi aperti fino alle 23:30, musica dal vivo, dj set, mercatini artistici e cortei. Alle 17, nella basilica di San Petronio, l’arcivescovo Matteo Zuppi ha tenuto l’omelia, seguita dalla processione.
Molte vicende elogiative attribuiscono a Petronio, vescovo di Bologna dal 431 al 450, delle attività che nessuna fonte è capace di testimoniare, come, per esempio, un’importante azione di restauro della città e del complesso di S. Stefano (luogo di sepoltura).
Petronio, il quale santo fu celebrato in città, fu eletto dal vescovo Enrico I nel 1141. Prima di tale data non esistevano tracce del culto di San Petronio, se non completamente al complesso stefaniano, nella chiesa a pianta rotonda chiamata l’Anastasis, dove sono onorate le sue spoglie dalla metà del V secolo.
La formazione della leggenda di San Petronio ha origini dall’epoca della crisi politico-militare tra il Comune bolognese e Federico I Barbarossa. Il punto più rilevante delle fonti storiche consiste nel fatto che l’autore sconosciuto non si accontentò di mostrare l’attività edificatoria di Petronio a Santo Stefano, ma vi unisce una lunga vicenda del Santo ricostruttore di Bologna.
Quest’ultima sarebbe stata rasa al suolo dall’imperatore Teodosio, il quale puniva la città per aver assassinato un funzionario imperiale che era stato invitato con prepotenza a incassare le imposte (inique). Questo era lo scenario di quello che stava accadendo a Bologna in quegli anni. L’imperatore Federico Barbarossa era un riferimento nella realtà, in quanto i cittadini avevano eliminato fisicamente un uomo dell’imperatore. L’assassinio scatenò una rivolta simile a quella organizzata da Federico che interessò le rovine delle Mura di Selenite.
Nel nome di un antico vescovo protettore dei bolognesi e soprattutto di Bologna, fu proposta una propaganda che fece approvare la definitiva rivolta all’imperatore e l’assenso alla Lega Lombarda. Questa fu una strategia vincente, in quanto il culto di San Petronio riuscì a superare la condizione transitoria, nella quale è nato per divenire un vero simbolo di “bolognesità” per molti secoli. Per tale motivo, la grande basilica in piazza Maggiore è nata nel 1390 come ex-voto della città per un trionfo ottenuto contro i Visconti, diventando la chiesa più importante di Bologna.
Katia Di Luna (articolo + photogallery)
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