L’Espresso pubblica la lista Falciani, insieme di nominativi di diverse migliaia di evasori, titolari di conti in Svizzera. Nel computer dell’ormai noto ingegnere informatico del colosso bancario HSBC, Hervé Falciani, la magistratura francese ha scoperto nel 2009 una serie di numeri di conto e circa 300mila nominativi di presunti evasori, che avevano deciso di spostare i propri milioni di euro nei paradisi fiscali svizzeri.
Precisamente, nell’archivio informatico della banca HSBC di Ginevra, roccaforte dei presunti conti illeciti, compaiono 7mila clienti italiani afferenti alle categorie sociali più disparate: imprenditori, politici, dirigenti, vip e grandi firme della moda. Per citarne alcuni, nella lista si legge il nome dell’ex manager FIAT Giancarlo Boschetti, quello dello stilista Renato Balestra e, addirittura, quello degli eredi del noto regista Sergio Leone.
«Il mio conto non c’è più perché nel 2010 ho aderito allo scudo fiscale», così si è difeso Boschetti, facendo riaffiorare alla mente il “maxi condono” che il governo Berlusconi aveva riproposto nel 2009. Il ministro dell’Economia di allora, Giulio Tremonti, vantava il successo del rimpatrio di circa 95 miliardi grazie allo scudo fiscale da lui introdotto. Però, a causa di ciò oggi la Guardia di Finanza ha potuto contestare solo 741 milioni di redditi non dichiarati dei 3.267 nomi della lista Falciani controllati fino ad ora. Questo perché circa 3 mila dei nomi controllati ha sanato l’evasione pagando il 5%, la quota fissa del “maxi condono” di Tremonti.
Tuttavia, ha pensato il governo Renzi a porre fine a una tale scappatoia, firmando il 3 marzo un accordo con il governo svizzero per dare un taglio al segreto bancario dei conti concorrenti aperti nelle banche svizzere. È chiaro, dunque, che nell’era di internet le bugie hanno le gambe corte perché tutto è svelato in tempo reale: prima lo scandalo di WikiLeaks e ora quello di Swissleaks chiariscono ogni dubbio sul fatto che siamo ormai entrati nel mondo della “trasparenza”. Resta dubbio il fatto che sia eticamente corretto pubblicare sulla rete i nomi di singoli individui che aprono i propri conti nei cosiddetti “paradisi fiscali”, forse perché in fuga da un Fisco troppo aggressivo.
Ester Sbona
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