L’Estonia è il primo paese al mondo ad aver introdotto l’e-residency che permetterà a persone da tutto il mondo di ottenere la cittadinanza estone con pochi click. Sono già più di 3000 le persone che da 108 paesi sparsi per il mondo hanno ottenuto la cittadinanza digitale estone. Un progetto che prevede 10 milioni di e-residents entro il 2025 e che ha come obiettivo attirare nuovi investimenti nel paese.
Situata ai confini orientali dell’Europa, l’Estonia è il primo paese in assoluto a introdurre e-residency, ovvero la possibilità di ottenere la cittadinanza estone su internet, con pochi click e pagando una piccola tassa da 50 euro. Per Tallinn (capitale dell’Estonia) essere cittadini digitali è la nuova frontiera del web e difatti si è fatta promotrice di questo ambizioso progetto che la porterà ad aumentare la sua economia digitale. Il procedimento da seguire per diventare e-estonians è molto semplice. Bastano 50 euro, una smart card con chip e un software da installare sul PC per creare una compagnia online, firmare documenti a distanza, concludere transazioni digitali in sicurezza e interagire via internet con la pubblica amministrazione. Insomma, un sistema molto semplice volto ad abbattere tempi e costi burocratici. Ad oggi gli e-residents sono più di 3mila provenienti da Paesi sparsi in tutto il mondo, primi fra tutti Finlandia, Russia, Stati Uniti e Ucraina.
I dettagli su come si diventi e-citizen estone sono spiegati in un’intervista esclusiva per La Repubblica da uno degli ideatori dell’e-residency Taavi Kotka, chief information officer del governo estone: «Da maggio è possibile compilare un form online e pagare una tassa di 50 euro per richiedere la e-cittadinanza. Dopodiché noi valuteremo la richiesta e faremo verifiche e accertamenti». Una volta approvata basterà presentarsi alla polizia di frontiera di Tallinn (o ambasciate o consolati del proprio paese) per ricevere il kit, lasciare le impronte digitali e una scansione del proprio viso» continua Kotka «Con la e-residency abbiamo la possibilità di aiutare milioni di imprenditori a far crescere il proprio business e nel frattempo attraiamo nel nostro Paese nuovi investimenti. La nostra iniziativa, unica al mondo, ha degli enormi vantaggi tra cui la flessibilità. Sin da subito abbiamo ottenuto feedback positivi e dopo le prime diciotto ore gli iscritti erano già più di 4mila».
L’intervista de La Repubblica prosegue con domande più dettagliate sull’iniziativa estone:
Come e quando è nata l’idea?
«Nell’aprile del 2014 abbiamo presentato l’idea al governo. Idea che è stata subito accettata con entusiasmo, infatti, la legge è stata approvata nove mesi fa e il Parlamento ha votato sì all’unanimità. Non c’è stato neanche un voto contrario».
Secondo lei è possibile attuare un progetto simile in un Paese come l’Italia?
«Potenzialmente sì, anche se non sono necessarie soltanto delle strutture adeguate, ma anche una mentalità più aperta verso nuove tecnologie, come ad esempio la firma digitale. Per riprodurre l’e-residency in Italia ci vorrebbe tanto
tempo. Ormai, un cittadino estone s’insospettisce se gli porgi un contratto cartaceo. Per avere successo con questo progetto, quindi, l’Italia dovrebbe favorire l’interazione con il settore pubblico e quello privato attraverso internet».
E come scegliete chi può diventare cittadino digitale? Quali sono i parametri?
«La polizia estone verifica dettagliatamente ogni singola richiesta e fa degli accertamenti. Se sei un criminale ovviamente vieni respinto e non abbiamo il dovere di spiegare perché non sei stato accettato. Ottenere l’e-residency è un benefit, non un diritto. Di oltre 4mila persone, 3060 hanno ricevuto il kit».
Da chi e da dove arrivano le richieste?
«I più interessati sono sicuramente gli imprenditori che amano il business online. Tra i servizi più gettonati ci sono proprio quelli legati alla gestione di aziende internazionali indipendenti nel web. Gli e-resident possono costituire una società online in un giorno, amministrarla da qualsiasi parte del mondo senza la necessità di un rappresentante locale, possono fare trasferimenti di denaro online, dichiarare le tasse online e firmare documenti e contratti con i partner esterni. I finlandesi sono più numerosi (24%): hanno molte aziende qui e visitano molto spesso il nostro Paese. La stessa cosa si può dire per i russi (12%). Ma la e-residency attrae anche chi viene dagli Usa e dall’Ucraina (entrambi 6%). Per esempio, c’era un artista ucraino che voleva vendere i suoi quadri online, ma non sapeva come fare. Con un’identità digitale ha potuto avviare il suo business. Poi c’è un 4% che proviene dalla Germania e dal Regno Unito. A seguire c’è l’Italia che insieme ai Paesi Bassi sfiora il 3%, poi India, Svezia, Francia e Lituania il 2%. Infine una minima percentuale di richieste proviene da Ungheria, Giappone, Bielorussia, Canada, Norvegia e Danimarca. Ovviamente contiamo di arrivare a 10 milioni di persone entro il 2025 e abbiamo 18mila iscritti alle newsletter che potrebbero essere dei potenziali e-resident».
Ma non c’è il rischio che qualcuno possa utilizzare la e-residency come un escamotage per riciclare denaro o evadere il fisco?
«L’identità digitale non comporta ulteriori rischi (ad esempio, il riciclaggio di denaro). Al contrario, li rende più evidenti e gestibili perché con le impronte digitali, eventuali ‘furbetti’ sono facilmente rintracciabili, anche se utilizziamo questo metodo solo se abbiamo dei sospetti. Inoltre, secondo la legge internazionale, le tasse si pagano nel paese in cui è nato il valore. Se crei un’azienda in Italia con cittadinanza estone, paghi le tasse in Italia. Noi non vogliamo diventare un Paese offshore, puntiamo sulla trasparenza. In più, abbiamo delle leggi sul riciclaggio che sono le più rigide d’Europa, dopo quello che è successo durante l’occupazione sovietica».
Come garantite privacy e sicurezza, in un web dove gli attacchi hacker sono all’ordine del giorno?
«L’Estonia è conosciuta in tutto il mondo per la sua competenza avanzata sulla sicurezza informatica. Cerchiamo di attenuare i possibili rischi. Lo stesso ID dell’e-resident così come i servizi sono costruiti con strategie tecnologiche studiate ad arte».
Qual è il futuro della residenza digitale e come intendete farla evolvere?
«Noi estoni utilizziamo la cittadinanza digitale già da una decina di anni. Il nostro Paese è soprannominato e-Estonia, perché siamo una delle società più tecnologicamente avanzate al mondo, ma adesso la nostra nuova frontiera è proprio creare una realtà senza confini. Per esempio, una persona che vive nella Silicon Valley e vuole aprire un’azienda in Estonia, può tranquillamente farlo senza venire a vivere qui».
Dall’intervista si capisce subito che il progetto estone sta avendo un grande successo. Avendo già superato una prima fase di prova, l’e-residency è pronta per garantire la cittadinanza digitale a sempre più persone, le quale, a loro volta, possono lasciare un feedback e suggerire modifiche per aiutare a migliorare il servizio .
Ciro Pappalardo
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