Continua la guerra islamista che ormai da diversi anni sta attanagliando il mondo arabo e non solo; a Raqqa, in Siria, i bombardamenti dell’Occidente unito contro l’ISIS non si placano. In tale scenario si inserisce l’ultimo confronto tra Stati Uniti e Turchia con i rispettivi presidenti, Barack Obama e Recep Tayyp Erdogan, che al margine del recente G20 in Cina si sono espressi favorevoli a lavorare insieme per liberare definitivamente Raqqa dall’occupazione del sedicente stato islamico. «Siamo ancora alla teoria, per dare concretezza c’è bisogno di tempo, ma una cosa è certa, se ci ritirassimo ora dal nord della Siria quel territorio verrebbe preso da gruppi terroristici», ha così tuonato il presidente turco Erdogan, smentendo tra l’altro il presunto attrito con gli States e la NATO sulla questione della lotta contro l’ISIS. «Gli ho detto che i nostri soldati dovrebbero vedersi e discutere su cosa è necessario fare», ha infine precisato riferendosi al presidente americano.
Sembrerebbe, dunque, che siano stati superati i recenti attriti tra Stati Uniti e Turchia, messi in evidenza dal fallito tentativo di golpe di Stato avvenuto poco tempo fa contro Erdogan in Turchia quando, all’indomani appunto del fallimento, il presidente turco ha accusato gli Stati Uniti di avere istigato il golpe insieme con la Russia per altri interessi. Ma forse si è trattato solo di una breve parentesi, al momento infatti i due presidenti sembrano trovarsi d’accordo nello sconfiggere il nemico comune: l’ISIS.
Ester Sbona
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