Il suo nome è Gina Cheri Haspel, ha 61 anni e lavora all’interno della Cia dal 1985. Come riportato da The Post Internazionale, dal 2017 era stata nominata vicedirettrice della Cia. Ciò che desta maggior interesse nella sua figura sono le controversie di cui si è resa protagonista. La donna, infatti, sembra essere colpevole di diversi episodi di tortura. Nel 2002 Haspel era a capo del centro di detenzione della Cia in Thailandia, dove, dopo l’11 settembre, venivano reclusi i prigionieri sospettati di essere membri di Al Queda. Qui la Haspel avrebbe condotto sessioni d’interrogatorio nei confronti di due sospetti terroristi, utilizzando metodi condannati dai maggiori osservatori internazionali per i diritti umani.
La donna fin dal suo primo ingresso nell’agenzia d’intelligence civile del governo federale statunitense, si è sempre occupata di controterrorismo. Recentemente l’European Center for Constitutional and Human Rights ha inoltrato a un tribunale tedesco la richiesta di arresto per Gina Haspel per gli episodi di tortura del 2002. Le registrazioni degli interrogatori tenutesi fra il 2002 ed il 2005, sarebbero stati distrutti su richiesta della Haspel stessa, come riferito da TgCom24. Durante quegli anni la donna avrebbe approvato l’utilizzo di metodi brutali come il waterboarding negli interrogatori dei due uomini, indagati come possibili responsabili di un attentato in Yemen in cui avevano perso la vita 17 soldati americani.
La questione della tortura si è dimostrato fin dal principio un argomento controverso per l’amministrazione Trump. L’amministrazione precedente infatti aveva optato per la chiusura del sito thailandese, mentre l’attuale presidente sembra decisamente più a favore di questi metodi d’interrogatorio. La nomina della donna potrebbe rappresentare un riavvicinamento istituzionale fra il tycoon e l’agenzia di intelligence, dopo gli inevitabili attriti sulle interferenze di Mosca nelle elezioni americane del Russiagate. Anche l’ex collega Mike Pompeo si è espresso a favore della nomina della Haspel, definendola una “patriota devota” in difesa dalle accuse rivoltele. Sarà compito del Senato adesso provvedere o no all’approvazione della sua nomina e, numerosi senatori, sembrano avere riserve al riguardo.
Diana Avendaño Grassini
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