Da Oriente a Occidente, i principali partiti di sinistra si sono attivati per lottare contro le disuguaglianze economiche e sociali. In Grecia il neo-premier Alexis Tsipras ha incentrato tutta la campagna elettorale del partito SYRIZA a favore di un’Europa nuova: non più della “austerità”, bensì dei cittadini, a favore della riduzione delle disuguaglianze economiche. Oltreoceano, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama plaude, nel frattempo, alla politica greca e si dichiara sostenitore della linea di Tsipras: «Non possiamo continuare a spremere i Paesi che si trovano in una profonda depressione. Ad un certo punto abbiamo bisogno di una strategia di crescita per ripagare i debiti». Obama ha precisato, inoltre, che «l’Europa deve uscire dalle politiche di austerità, cosa che gli Stati Uniti hanno fatto e adottare un programma di forte sviluppo».
È questa la linea politica che ha spinto il presidente americano a presentare al Congresso (a maggioranza repubblicano) la nuova finanziaria contro le disuguaglianze. Come annunciato già nel discorso sullo stato dell’Unione, presentato a gennaio, la nuova manovra da 4 miliardi di dollari prevederà un aumento delle tasse per i benestanti e per le multinazionali. «La mia proposta sul bilancio è costruita per aiutare le famiglie della middle class e rilanciare gli investimenti in infrastrutture», ha spiegato Obama, che vorrebbe ricavare fondi per finanziare un piano di rilancio delle opere pubbliche e sgravi fiscali per le famiglie meno abbienti. In particolare, la proposta prevede una tassa una tantum del 14% per aziende come General Electric e Microsoft, che hanno realizzato dei guadagni sia esteri sia del 19% su futuri introiti all’estero delle aziende.
Obama e Tsipras si trovano, così, sulla stessa lunghezza d’onda, mentre si mantiene alcentro il PD del premier italiano Matteo Renzi, il quale si dichiara favorevole alle politiche di sinistra, sia di Oriente che di Occidente, e che poi nei fatti se ne distanza. La legge di stabilità del 2016, infatti, prevederà una lieve riduzione della pressione fiscale rispetto al 2015, per poi tornare a crescere nel biennio 2016-2017. È vero che nel 2015 il governo introdurrà il cosiddetto “bonus bebè”, ovvero un bonus di 80 euro al mese per le famiglie con un reddito complessivo inferiore ai 90 mila euro, i cui potenziali beneficiari sono tantissimi; purtroppo, però, le risorse a disposizione messe a bilancio dalla legge di stabilità a tale scopo (202 milion) sono sufficienti solo per poche famiglie (circa 70 mila).
Dunque, negli States eecco un Presidente democratico di sinistra che lancia una sfida ambiziosa contro il conservatorismo del partito repubblicano per portare avanti una politica del cambiamento; in Europa, invece, due capi del governo prendono a modello la politica di Washington, ma non riescono ad adottarla perché succubi della politica del rigore dettata dalla Troika.
Ester Sbona
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