La leader di FdI Giorgia Meloni, si è messa sulla gogna mediatica con la sue stesse mani. Anche dopo aver scatenato l’ira dell’opinione pubblica repostando il video dello stupro avvenuto a Piacenza, la sua propaganda è proseguita senza freni. Pochi giorni fa, sulla pagina social del partito è apparso un post che ha dell’assurdo: disturbi alimentari catalogati come “devianze” da combattere per crescere degli italiani sani e determinati.
Vediamo perché i disturbi alimentari non sono devianze, e perché lo sport, proposto dalla Meloni come elisir di salvezza, non è assolutamente un modo per combatterli.
Il post incriminato, adesso rimosso, faceva riferimento alle “devianze giovanili” che il partito promette di combattere grazie allo sport: alcol, droga, tabagismo, ludopatia… ma anche anoressia, obesità e hikikomori. Insomma, secondo il partito i disturbi alimentari non sono patologie, ma fastidiosi vizi eliminabili con un po’ di attività fisica. La pioggia di critiche, ovviamente, non si è fatta attendere e ha costretto i gestori della pagina Facebook del partito a eliminare il post.
Poco dopo l’eliminazione del post, ne è arrivato un secondo, stavolta sul profilo della leader Giorgia Meloni. A primo impatto sembrerebbe un lungo post di scuse… peccato che delle scuse non vi sia nemmeno l’ombra. «Questa è Anna, la mia mamma, la persona alla quale devo tutto. Soffre di obesità da quando ebbe una depressione perché era rimasta senza lavoro a crescere sola due figlie». Questo è solo l’inizio del lungo messaggio che accompagna una foto della Meloni con la madre affetta da obesità, disturbo di cui la Meloni stessa dice di aver sofferto in tenera età. Insomma, piuttosto che tornare sui propri passi Giorgia ha preferito girare attorno al grave errore commesso, puntando sull’empatia delle persone: «Come potrei definire deviata la donna che amo?». Il risultato? A chi criticava alla Meloni una mancanza di tatto nei confronti di chi soffre di DCA adesso si aggiunge chi la accusa di strumentalizzare la madre per ottenere consensi.
Su una cosa Giorgia Meloni ha ragione: i disturbi alimentari sono effettivamente una piaga socio-sanitaria più che attuale, con una percentuali di affetti che è salita del 36% durante la pandemia. Il gravissimo errore – a quanto pare non ancora percepito dalla leader – non è voler combattere i DCA, ma collocarli nella macrocategoria “devianze”, insieme ad alcol e droga (che lo sono davvero).
Anoressia nervosa e binge eating disorder – le “devianze” citate dalla Meloni – fanno parte dei DCA. Con questa sigla ci si riferisce a “disturbi psichiatrici invalidanti – potenzialmente mortali – caratterizzati da un rapporto patologico con l’alimentazione e la forma fisica”. Essi vengono diagnosticati in base a rigidi criteri, e sono pertanto nettamente distinguibili da semplici “cattive abitudini”. La strategia della Meloni potrebbe essere efficace per un soggetto che segue una dieta squilibrata, prestando poca attenzione all’apporto dei nutrienti e conducendo una vita sedentaria… ma sicuramente non per un paziente affetto da DCA.
Dato che si tratta di patologie, va da sé che i disturbi alimentari vadano trattati con l’aiuto di esperti. Una volta ricevuta la diagnosi, il paziente deve essere affiancato da un equipe di medici, nutrizionisti e psicoterapeuti e, nei casi più gravi, si ricorre al ricovero. Non solo lo sport non è una soluzione valida, ma in molti casi risulta addirittura dannoso. Immaginate spingere una ragazzina affetta da anoressia nervosa a praticare sport: questo non farà altro che alimentare la logica del mangiare poco e allenarsi tanto per bruciare calorie, alimentando il circolo vizioso della malattia.
DCA e sport, a differenza di quanto pensi la Meloni, non sono affatto due poli opposti. Chi pratica sport, sopratutto a livello agonistico, è particolarmente predisposto all’ortoressia (ossessione per la forma fisica) e all’EXD (esercizio fisico compulsivo). Ecco come il culto dello sport potrebbe finire per alimentare piuttosto che risolvere le piaghe sociali che stanno tanto ”a cuore” a Giorgia Meloni.
Un esempio italiano è Carlotta Fiasella, giovane influencer caduta in un disturbo alimentare proprio a causa della danza, che praticava a livello agonistico. La ragazza non ha perso l’occasione per esprimersi in merito alle parole della leader. «Il disturbo alimentare vive dentro di te, ti mangia da dentro, ogni scelta che fai è condizionata da questa malattia. Non è una devianza». Queste le parole della ragazza, che si rivolge direttamente alla leader: «Cerca di portare un minimo di rispetto nei confronti di tutte le persone che ne soffrono e alle loro famiglie. Dio solo sa quanto hanno sofferto i miei genitori per la mia malattia»
Quindi si, Giorgia Meloni, i disturbi alimentari sono un problema e, come tali, vanno affrontati. Ma per farlo occorre agire sulle loro reali cause scatenanti, e non fare leva su luoghi comuni fuorvianti. Occorre sensibilizzare i giovani sull’importanza della psicoterapia. Servono incentivi, sportelli di ascolto (soprattutto nelle scuole), centri pubblici specializzati in disturbi alimentari. Occorre combattere gli stereotipi di bellezza malsani e irraggiungibili a cui i giovani sono continuamente esposti. Qui non si parla di destra e sinistra né di competizione elettorale, ma di umanità, rispetto e capacità di adempiere al proprio ruolo. Con la salute mentale non si scherza.
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.