L’ex giornalista televisiva Yekaterina Duntsova, quarantenne, madre di tre figli e con un passato da rappresentante all’assemblea comunale di Rzhev, si è ufficialmente candidata contro Vladimir Putin alle elezioni presidenziali russe di marzo 2024. L’ex giornalista è ora impegnata a raccogliere almeno 300.000 firme per sostenere la sua candidatura, entro il 31 gennaio.
La legge elettorale russa richiede almeno 500 sostenitori per una candidatura indipendente, e mercoledì Duntsova ha annunciato la sua decisione di sfidare l’attuale presidente, ottenendo l’appoggio di un gruppo di 521 persone: Duntsova si prepara quindi a sfidare Putin per il quinto mandato presidenziale.
Residente a Rzhev, a circa 200 chilometri a ovest di Mosca, la candidata è favorevole alla pace in Ucraina, e il suo tentativo di sfidare il leader russo richiede ora il supporto di 300.000 cittadini che firmeranno a suo sostegno.
La giornalista deve ora attendere l’approvazione da parte del Comitato Elettorale Centrale prima di iniziare la raccolta delle 300mila firme necessarie per continuare la sua corsa presidenziale. Il timing per entrare in campo sembra essere quello opportuno: l’appoggio dei russi alla guerra mostra segni di indebolimento, e la situazione economica non rende allettanti altri sei anni di amministrazione Putin.
“Spero che le persone realizzino la possibilità di rimuovere il potere“, scrive la giornalista sul suo sito web. “Desidero che si comprenda che un cambiamento del genere è fattibile, in linea di principio“.
Duntsova, con il suo principale obiettivo politico di ottenere il rilascio di tutti i prigionieri politici, si presenta come un’outsider nelle elezioni presidenziali russe.
La candidata si è anche pronunciata a favore di una soluzione negoziata per porre fine alla guerra in Ucraina. Inoltre, si è espressa anche favore della fine della guerra in Ucraina attraverso i negoziati.
“Non sono una sostenitrice della responsabilità collettiva”, afferma. A nessuno è stato chiesto nulla. Si dice che coloro che sono stati richiamati per combattere in Ucraina stiano facendo il loro dovere. Ma per le famiglie, nella maggior parte dei casi, è una tragedia. Si ritrovano soli, le donne devono provvedere alla famiglia. La situazione è estremamente complicata e la fatica è evidente. Vediamo le donne dei mobilitati scendere in piazza con i cartelli. Ma non tutte sono disposte ad affrontare apertamente la questione“, dichiara la giornalista.
Yekaterina Duntsova disegna un possibile scenario per una “Russia pacifica e umanizzata“, liberandosi dalla lunga centralizzazione del potere e dalla costante repressione delle divergenze di opinione.
“I rischi? Dall’essere etichettata come agente straniero all’essere imprigionata, ovviamente immagino quali possano essere le conseguenze per me“, dichiara Yekaterina Duntsova.
Per lei, avanzare al secondo turno sarebbe già una vittoria (avviene se nessun candidato raggiunge il 50% dei voti), rappresentando una netta crepa nel muro di propaganda che dipinge Putin come la scelta incontestabile dei russi.
Andrei Davydov, coordinatore del progetto Our Headquarter che appoggia Yekaterina Duntsova, ritiene che il tentativo potrebbe non essere inutile: “È l’unica candidata donna, è l’unica candidata estranea ai meccanismi del governo“.
Fonte Foto in Evidenza: quotidianonazionale
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