Lunedì 10 agosto, Hong Kong. Sono le 9 e la polizia si è presentata a casa di Jimmy Lai, magnate dell’editoria palesemente schierato con il campo democratico. Lo hanno arrestato con l’accusa di aver violato la nuova legge sulla sicurezza nazionale introdotta da Pechino. Nel frattempo, l’operazione contro l’opposizione cittadina è proseguita nella sede di Next Digital, la società di proprietà di Lai che edita il tabloid Apple Daily e supporta le proteste contro la Cina e Pechino. Gli agenti hanno iniziato a perquisire gli uffici dell’azienda e del quotidiano. Le immagini sono state tutte trasmesse in diretta Facebook. A poco più di un mese dalla sua entrata in vigore, la legge sulla sicurezza nazionale infierisce sulla libertà di stampa di Hong Kong. Un ulteriore “giro di vite” del governo centrale sulla città.
Jimmy Lai, 72 anni, nato in Cina continentale, è arrivato da piccolo nella colonia inglese. Negli anni ’80 ha fondato una azienda di abbigliamento accumulando una considerevole somma reinvestita nella startup Apple Daily, graffiante tabloid con edizioni a Hong Kong e Taiwan.
Era già sotto il mirino di Pechino, l’anno scorso Lai infatti, si è, come sempre dopo il 1989, schierato con le proteste per la democrazia, scendendo regolarmente in strada durante le marce. A ridosso dell’entrata in vigore della nuova legge aveva rilasciato un’intervista in cui dichiarava di sentirsi un bersaglio, ma esprimeva la volontà di restare in città. Aveva anche aperto un profilo Twitter. Il quotidiano di regime Global Times ha definito i suoi Tweets “prove di sovversione”.
Le accuse nei suoi confronti, secondo quanto riferisce il South China Morning Post, sarebbero di collusione con forze straniere e di frode. Per il momento la polizia di Hong Kong ha confermato sette fermi, tutti legati alla legge scritta per proteggere la Cina dalle forze “secessioniste” e “sovversive”.
Finora erano state una quindicina le persone fermate, tra cui alcuni giovani durante un’assemblea non autorizzata, per aver esposto dei cartelli che inneggiavano alla “libertà”, e un gruppo di studenti di un movimento pro-indipendenza, tra i 16 e i 21 anni. Mai, però, era stata arrestata una figura di così alto profilo. Dall’entrata in vigore della legge (che non prevede nemmeno la libertà su cauzione) la stretta sulle libertà e sull’autonomia di Hong Kong è ogni giorno più evidente. La scorsa settimana è stato persino annunciato il rinvio di un anno delle elezioni per il Consiglio legislativo, il parlamento locale, che vedevano i democratici favoriti, ufficialmente per ragioni sanitarie.
Diversi candidati dell’opposizione, tra l’altro, erano già stati squalificati per le loro posizioni. Sarà ora cura di Pechino decidere come coprire il “vuoto” creato dal rinvio del voto, visto che il parlamento in carica decade a fine settembre. Si propenderebbe, comunque, per una proroga dell’attuale assemblea, in cui le forze filo-Pechino sono in maggioranza.
Maria Giulia Vancheri
Fonte immagine: ansa / La Repubblica
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità