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Donne vs uomini islamici: l’adulterio costa una vita o una frustrata?
12 Dicembre 2015
Best politikAttualità

Donne vs uomini islamici: l’adulterio costa una vita o una frustrata?

Home » Best politik » Donne vs uomini islamici: l’adulterio costa una vita o una frustrata?

adulterio IslamDiversi sono i Paesi dove ad un reato corrisponde la pena di morte, particolare è il caso ove all’adulterio consegue la lapidazione. Spiccano, senza dubbio, tra questi le nazioni in cui l’Islam è fortemente radicato. Succube di tutto ciò è in particolare la donna, vittima per eccellenze delle società fondamentaliste del credo di Allah.

Circa un mese fa in Afghanistan, Rokhsahana, adolescente la cui età oscillava tra i 19 e i 21 anni (non si conosce il numero esatto), è fuggita con il ragazzo che amava, da un matrimonio in cui lei era stata promessa in sposa ad un uomo più grande, ma soprattutto che non amava. La scappatella è durata pochissimo: i talebani, infatti, secondo quanto riporta Roberto Saviano, l’hanno immediatamente inseguita e catturata. È poi seguita la condanna, un processo ordinario sarebbe pura utopia: si è passati direttamente all’esecuzione. Rokhsahana è stata lapidata nel deserto, dentro una buca polverosa, mentre il tutto veniva ripreso sadicamente con una telecamera. Il video, di durata 30 secondi, è stato caricato sui social network come manifesto della forza della legge islamica. Trasgredire la Lex della Sharia significa andare in contro a morte certa.

adulterio IslamParallelamente una donna sposata di 45 anni, la quale lavorava come domestica a Riyad, è partita dallo Sri Lanka per trovare impiego in Arabia Saudita. Diverse sono le sue connazionali che eseguono tale viaggio della speranza. Instaurare relazioni, poi, fa partire del c.d. vivere sociale: si è innamorata di un suo connazionale celibe, sfociando in adulterio. In Arabia, però, i due non sono puniti dall’ordinamento statale in egual maniera: il maschio è stato condannato a 100 frustate, la femmina alla pena capitale. Le Autorità dello Sri Lanka, però, si sono subito mobilitate per stoppare l’esecuzione, garantendo quei diritti umani che nella nazione la cui legge è basata sulla Sharia sono totalmente negati. La domestica ad oggi, sempre secondo le informazioni fornite da Roberto Saviano, è in prigione, in attesa del giudizio finale.

Cos’hanno di diverso queste pene con quelle che affligge lo Stato Islamico? Nulla. La differenza sta nel riconoscimento attribuito a tali Stati. Ciò nonostante tra tutti i cittadini, le donne sono, senza dubbio, le più sofferenti. La loro patria annulla la loro stessa dignità e vita, rilegandole a vivere dietro un velo un amore che, probabilmente, non è neanche tale. Il matrimonio combinato dalle famiglie deve essere eseguito, così come la lapidazione che deriverebbe da un eventuale tradimento del coniuge. Ai sensi degli art. 2 e 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10/12/1948: «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà, inoltre, stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo,o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità (art. 2)» e poi «Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti (art. 5)».

Francesco Raguni

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