Secondo tradizione, i due candidati alla presidenza della Casa Bianca, una volta ottenute ufficialmente le nomine, hanno il diritto di ricevere alcuni dei dossier top secret della CIA. Questa procedura va avanti ormai dal 1952, quando fu Henry Truman ad introdurla e fino ad oggi la Central Intelligence Agency non aveva mai espresso particolari veti. Fino ad oggi, per l’appunto. Pare, infatti, che alcuni esponenti della più grande agenzia di spionaggio mondiale si siano opposti al passaggio di informazioni assolutamente top secret al candidato del Partito repubblicano, Donald Trump. Il milionario texano, che non gode della simpatia della maggioranza dell’establishment americano, si è dimostrato «totalmente disinteressato alla verità e irresponsabile quando gliene mostrano una», secondo uno degli stessi funzionari della CIA. L’essere uno dei candidati alla presidenza dello Stato più influente al mondo da un punto di vista politico comporta la possibilità di venire a conoscenza di numerose informazioni contenute in dossier segreti, tra i quali sono contenuti anche alcuni dati inerenti le minacce terroristiche.
Inoltre, le informazioni concesse a Trump e ad Hillary Clinton equivalgono ad un quantitativo parziale; infatti, al termine delle elezioni presidenziali, il candidato che si aggiudicherà la vittoria riceverà dalla suddetta organizzazione le restanti informazioni che vengono concesse al Presidente degli Stati Uniti. Trump, d’altro canto, non è l’unico a destare lo scetticismo di molti personaggi di rilievo. Infatti, il direttore dell’FBI, James Comey, ha tacciato Hillary Clinton di noncuranza nel mantenere riservate alcune delle mail inviatele dalla Central Intelligence Agency, anche se non ci sono prove che la candidata repubblicana abbia volontariamente rischiato di divulgare tali informazioni.
Lo scenario che domina queste ultime settimane prima delle elezioni presidenziali è, pertanto, di assoluta incertezza. Alcuni democratici del Congresso hanno addirittura richiesto che vengano destinate a Donald Trump delle false informazioni, così da eliminare ogni potenziale rischio. Ovviamente tale richiesta non è concretizzabile, ma sono in molte le personalità politiche degli Stati Uniti che si stanno interrogando sull’attuale validità di questa procedura che va avanti da ben 64 anni. Sembra chiaro, di conseguenza, che gli ultimi due candidati alla presidenza della Casa Bianca non godano della fiducia nè dell’establishment, nè, probabilmente, di una larga fetta degli elettori americani.
Francesco Laneri
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