Sarebbe il più grande cambiamento della storia del calcio. Forse anche più grave di quello che, a inizio anni ’90, rivoluzionò la Jugoslavia. I destini di squadre e giocatori catalani potrebbe cambiare irreversibilmente.
Perché? I motivi sono semplici. Chi nomina la Catalogna a un appassionato di calcio, pensa subito al Barcellona, squadra che nel tempo è inventata sinonimo di successo e diventata un simbolo per gli indipendentisti, per via delle proprie posizioni politiche. Quale sarà il destino delle squadre appartenenti alla regione indipendentista? Barcellona, Espanyol e Girona rischiano di non prendere più parte a LaLiga.
Un distaccamento dal punto di vista amministrativo della regione, potrebbe far pensare ad un’esclusione di queste squadre. Lo scenario che potrebbe aprirsi è quello della nascita di un ente catalano, responsabile di un campionato ex novo. Con la nascita di ciò, la Catalogna come nazione entrerebbe a far parte del ranking Uefa, e andrebbe ad occupare i posti al momento in classifica di Andorra e San Marino, attualmente all’ultimo posto.
E per quanto riguarda le Coppe Europee? L’ansia è tanta, soprattutto per i tifosi del Barcellona che potrebbero non vedere la loro squadra disputare la principale competizione continentale. Chi ci perderebbe da questa spaccatura calcistica? Tutti quanti, membra la risposta più scontata. La Spagna perderebbe molto dal punto di vista economico, in quanto il Pil pro capite prodotto nella capitale catalana è di 29800 euro per abitante, rispetto ai 23800 euro prodotti nello stato centrale. Le analisi economiche dicono che come impresa in grado di produrre utile, il Barcellona contribuisce sostanzialmente alla formazione del Pil cittadino con i suoi due punti percentuali.
I danneggiamenti più importanti riguarderebbero sicuramente LaLiga e la Champions League. Con l’esclusione da LaLiga del Barcellona, avverrebbe automaticamente l’esclusione anche dalle competizioni europei, danneggiando irrimediabilmente l’apparato economico televisivo e di tutto il marketing che vi ruota attorno.
Una mancata partecipazione del club blaugrana comporterebbe una diminuzione sostanziale dell’audience televisiva, sia per le televisioni locali (e non) che trasmettono i match di campionato, sia per le televisioni mondiali che si occupano della trasmissione delle partite di Champions. Il Barcellona è da sempre il club che suscita il maggior fascino all’estero, dunque il danno economico provocato dall’assenza del Barça nelle due competizioni, sarebbe piuttosto ingente, in quanto entrambe le coppe perderebbero di appeal.
Clamorosamente, verrebbe danneggiato anche il Real Madrid, che si ritroverebbe privo di un appuntamento stagionale di fondamentale importanza dal punto di vista del marketing, come il Clásico, partita che raduna milioni e milioni di persone davanti ai teleschermi del globo.
Dal punto di vista internazionale, la Spagna come nazionale non potrebbe più convocare i giocatori nati all’interno della regione catalana, i quali, dopo l’ufficializzazione della divisione dalla Spagna calcistica, potranno essere convocati dalla nazionale della Catalogna. Così facendo, la Roja dovrebbe rinunciare a giocatori del calibro di Piquè, Jordi Alba e Fàbregas, tanto per citarne tre.
Quello che succederà non ci è dato sapere. Il referendum andato in scena in Catalogna e vinto con un’ampia maggioranza dagli indipendentisti non è stato riconosciuto da Madrid che, dal canto suo, ha inviato forze di polizia nel tentativo di bloccarlo. Quel che è sicuro è che dopo questa, ennesima, frattura interna la Spagna non sarà più la stessa. Anche perché, piccoli movimenti indipendentisti si scorgono anche nei Paesi Baschi e in Galizia. E se altre regioni dovessero ufficialmente dimostrare velleità separatiste potrebbe essere la fine non solo per il calcio spagnolo, ma anche per la Spagna, per come oggi la conosciamo.
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Categoria: Sport
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