In occasione delle elezioni del 4 marzo 2018 Silvio Berlusconi è stato contestato da un’attivista “Femen” che a seno nudo ha oltrepassato i controlli e al grido «Sei scaduto, il tuo tempo è finito» ha scatenato commenti sul web e non solo. Ma chi sono le “Femen”? Da dove nascono e perché manifestano spesso a seno nudo?
Il movimento è tornato sotto i riflettori anche in Italia dopo le elezioni. Ma in realtà le Femen non si sono mai fermate. Non è la prima volta che Berlusconi viene contestato dal gruppo, già nel 2013 era accaduto. Tra il Rubygate e attacchi misogini vari, il movimento non dimentica e non perdona.
Femen è un collettivo nato nel 2008 in Ucraina , una realtà meta di turisti sessuali e dove il corpo della donna vale solo in funzione dell’attività sessuale che può dare. Le Femen si definiscono femministe e decidono di usare, quale strategia di protesta, anche il seno nudo. Esso viene usato per sovvertire e protestare l’ideologia sessista. Esibirlo significa riappropriarsi del proprio corpo che non è più oggetto di commercio o del desiderio maschile ma simbolo di dissenso. Senza dubbio lo strumento di protesta è controverso e forse potrebbe non essere compreso a pieno da molti, ma occorre contestualizzarlo in un Paese meta di turismo sessuale e sfruttamento della prostituzione. Durante un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian, Inna Shevchenko, la fondatrice, affermò che il togliersi gli indumenti durante le proteste servisse: «in un mondo che appartiene agli uomini dove è l’unico modo per provocarli e catturare l’attenzione di tutti».
Nel 2013, sotto la direzione di Kitty Green, è stato girato il documentario Ukraine is not a brothel, fuori concorso al Festival di Venezia. Oltre a descrivere le proteste e gli arresti subiti, svelerebbe alcune contraddizioni come la figura che aleggia sul movimento, quella di un uomo poi cacciato dal collettivo, tale Viktor Svyatskiy, che dichiarò proprio in questo documentario: «Farei di tutto per il sesso, ho creato il gruppo per avere delle donne». Forse un prodotto commerciale studiato a tavolino da strateghi del marketing, forse una protesta femminista estrema che si scontra con realtà dure e contraddittorie ma sicuramente un fenomeno da analizzare per i suoi futuri concreti e reali obiettivi, a partire dal fervente sfavore nei confronti della legalizzazione della prostituzione.
Serena Borrelli
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