A coloro che hanno avuto la fortuna di possedere una costituzione snella potrà, forse, apparire assurdo come, al contrario, le persone più robuste fatichino ogni giorno a trovare indumenti della taglia giusta e che siano belli al contempo. Già, perché spesso le taglie forti non possono fare altro che ripiegare su abiti scuri, sformati, che non valorizzano per nulla forme e gusti personali e, molto spesso, brutti. Ma è forse prerogativa dei magri poter indossare abiti alla moda, vari e colorati, senza dover avere timore di quella odiosa spada di Damocle che è la taglia? È ciò che sembrerebbero ritenere, non solo le famose griffe dell’alta moda, ma persino marchi più abbordabili e alla portata di tutti, come, per esempio, la celebre multinazionale spagnola Zara. Per questa ragione una studentessa catalana, Anna Reira, ha ben pensato di promuovere una petizione sul sito Change.org, per rivendicare, una volta per tutte, il diritto dei plus size a esprimere la propria identità attraverso l’abbigliamento.
Negli ultimi anni l’ambiente del fashion ha avuto una generale apertura nei confronti delle taglie non standardizzate, riconoscendo e, spesso, esaltando la bellezza delle donne vere, con curve e imperfezioni. Malgrado ciò, alcuni marchi sembrerebbero ancora restii ad accettare il fatto che oltre la misura 46 esista, in realtà, un mondo vastissimo e, così facendo, le case di moda non fanno altro che escludere dalle proprie logiche di mercato un target di possibili consumatori molto ampio. Laddove neanche le tattiche di marketing possono nulla, interviene, quindi, il web. Servendosi appunto di Internet e della piattaforma Change.org, la giovane spagnola Anna Reira ha lanciato una petizione, indirizzata proprio a Zara, per convincere l’azienda a vendere nelle proprie boutique capi oversize. Nella petizione la giovane studentessa specificava come, non soltanto le misure forti fossero praticamente inesistenti nei numerosi punti vendita del marchio, ma come anche trovare abiti in taglia 46 fosse un’impresa a dir poco titanica. «Questa scelta dell’azienda», scrive la ragazza, «non solo impedisce alle persone di acquistare nei più famosi negozi del mondo, ma sembra suggerire l’idea che le misure grandi non siano normali. Dobbiamo creare abiti per le persone e non per gli stereotipi».
La campagna sociale della Reira si è rivelata un vero e proprio successo, riuscendo a raccogliere quasi centomila firme in appena tre mesi. Il marchio di moda è stato, quindi, costretto a cedere alla richiesta della ragazza e del popolo virtuale, annunciando lo scorso 23 febbraio la prossima uscita in commercio della collezione XXL. Inoltre, grazie al successo della petizione, non solo Zara ma anche altre griffe iberiche, tra le quali Mango, lanceranno collezioni oversize. La Reira, però, non è nuova a questo tipo di iniziative e, già lo scorso anno, la giovane aveva promosso una campagna social per convincere il marchio di Amancio Ortega a ritirare dai propri negozi i “manichini anoressici”, riuscendo nell’impresa anche questa volta. Alla maniera della Reira sono moltissime le persone, le quali si ribellano sempre più ai criteri di bellezza e normalità dettati dalle case di moda. Iniziative come queste, infatti, si moltiplicano a dismisura, sintomo, forse, di quanto le donne, ma anche gli uomini, di oggi siano stufi di farsi etichettare da istituzioni del fashion, che, a forza di tenere lo sguardo puntato alle passerelle e ai manichini che le calcano, hanno perso di vista il vero significato della moda: fare in modo che ognuno riesca a sentirsi bene nel suo corpo, essendo liberi di manifestare attraverso l’abbigliamento la propria personalità.
Debora Guglielmino
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