A più di un mese dalla sorprendente scoperta in suolo iberico, i ricercatori spagnoli hanno ormai la quasi certezza che le ossa ritrovate nella cripta del Convento delle Trinarie Scalze di Madrid appartengano proprio all’intellettuale cui si era inizialmente pensato: Miguel de Cervantes Saavedra (Alcalá de Henares, 29 settembre 1547 – Madrid, 22 aprile 1616). Gli scavi sono cominciati dopo la rivelazione da parte di alcune scansioni radar condotte nell’aprile 2014 circa la presenza di diverse sepolture sotto la chiesa moderna. Una squadra di 30 ricercatori ha, così, scoperto i resti di 240 tombe: fra queste, una è coerente con una data dei primi del Seicento e un feretro di legno dissepolto poco dopo porta le indicative iniziali M.C. sul proprio coperchio.
Una sicurezza senza margini di dubbio è ancora possibile da raggiungere, perché per effettuare l’identificazione servirebbe un riscontro sul DNA di parenti ancora in vita dello scrittore. Dal momento che Cervantes ebbe solo una figlia illegittima, l’operazione non è semplice e, pur conoscendo l’ubicazione della sepoltura della sorella, l’esumazione non sarà forse consentita al fine di prelevare un campione genetico verificabile.
Come mai tanto interesse attorno al caso dell’autore del Don Chisciotte della Mancia? Ebbene, per i suoi connazionali non si tratta “solo” di un letterato di fama mondiale e del quale essere orgogliosi: oltre alla celebrità, infatti, i riconoscimenti da attribuirgli nell’ambito narratologico sono moltissimi. Proprio a Cervantes si deve la fondazione del romanzo moderno e la codificazione del genere della novella in suolo spagnolo, per non parlare del fatto che la sua esistenza è stata in gran parte avventurosa e intrecciata a più di un evento storico. Incarcerato due volte, ha ferito un avversario ed è fuggito in Italia per poi essere catturato dai pirati ottomani nel 1575, che lo hanno liberato solo dopo un riscatto, pagato presumibilmente dall’Ordine della Santissima Trinità, convento impegnato nella restituzione dei prigionieri di guerra e cristiani divenuti schiavi presso i musulmani.
Alla sua biografia sono legate altre considerazioni riguardanti i suoi resti: nel corso della battaglia di Lepanto del 1571, infatti, un proiettile gli aveva rotto ulna e radio del braccio sinistro. Tali lesioni dovrebbero essere comprovate dalle ossa ritrovate, sebbene finora non sia stato così, forse a causa della traslazione del corpo di fine Seicento dovuta a un’espansione della Chiesa, forse a causa della cattiva conservazione e del tempo trascorso inesorabilmente. In ogni caso, durante una recente conferenza stampa l’antropologo forense Francisco Etxeberría ha dichiarato che, secondo il proprio team di ricerca, tra i resti dei quindici scheletri trovati nella cripta ci siano le ossa dello scrittore iberico. Con Etxeberría hanno illustrato i risultati della ricerca anche l’archeologa Almudena Garcia Rubio, lo storico Francisco Josè Marin Perello e il genealogista Fernando de Prado. È probabile che la cripta venga aperta al pubblico in occasione del 400° anniversario della morte dello scrittore, che cadrà proprio l’anno prossimo. Nel frattempo, gli interessati restano in attesa di nuovi aggiornamenti.
Eva Luna Mascolino
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